Se l'è presa comoda Marco Masini dopo il Festival di Sanremo. Uno spazio ampio fra quella settimana caotica sul palco dell'Ariston e la partenza del suo tour...
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«Ho voluto prendere del tempo per montare uno spettacolo diverso. Non voglio ripetermi, la gente deve sentire qualcosa di nuovo» spiega. In effetti nel disco affronta sonorità inedite per lui (che, assicura, verranno riprese anche dal vivo rileggendo anche i suoi pezzi più noti), segno che dopo quasi un trentennio di carriera, ha voglia ancora di misurarsi con il gradimento del pubblico: «I cambiamenti – ci ha spiegato durante una visita al Messaggero -, come anche quello verso l'elettronica, non avvengono mai all'improvviso ma sono frutto di un percorso, perché con il tempo si cambia per forza, siamo figli degli eventi che ci circondano, delle nostre messe in discussione, della nostra arroganza e della nostra umiltà».
Una nuova ripartenza in una carriera vissuta fra alti e bassi, ritorni e nuovi stop. Una carriera, però, densa anche di soddisfazioni, proprio sul palco di Sanremo: con il primo posto fra le novità nel 1990 (con Disperato), il terzo posto nel 91 (con Perché lo fai), la vittoria fra i big nel 2004 (con L'uomo volante). E anche una storia senza tanti pentimenti, neppure per quella canzone Vaffanculo che gli è rimasta appiccicata sulla pelle e che, nel frattempo, è diventata anche slogan politico: «Oggi non servirebbe più, non avrebbe più la stessa forza, nel mondo verbalmente violento nel quale viviamo. Di vaffa ce ne sono anche troppi e quello contro qualcuno, preferirei piuttosto una proposta, un'idea. Come io cantautore canto, i politici dovrebbero stare in aula ad affrontare le questioni importanti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero