Tutti pazzi in America per i gangster calabresi. Anime nere, il film di Francesco Munzi applaudito alla Mostra di Venezia, è uscito negli Usa dove ha stregato sia i critici («Un...
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Si aspettava il successo internazionale di ”Anime nere”?
«A dire la verità, sul set eravamo tutti consapevoli che il film averebbe fatto il giro del mondo. La stessa sensazione, del resto, l'ho provata durante le riprese di Nuovo Cinema Paradiso e Come l'acqua per il cioccolato».
E' vero che è stato lei a proporsi a Munzi?
«Si. Ero in vacanza a Locri e ho saputo che il regista stava facendo i sopralluoghi nei dintorni. Mi sono presentato e con una bella faccia tosta gli ho detto che non potevo non interpretare un personaggio della mia terra. Certi criminali, all'apparenza sorridenti ed eleganti, li ho visti da vicino...».
Lei è vissuto e ha lavorato otto anni a Los Angeles. Qual è la lezione più importante che ha imparato?
«Che prima del cinema esiste la vita. A Hollywood si fa sul serio e sono felice di aver vissuto quell'esperienza, ma a un certo momento ho sentito il bisogno di tornare a casa».
Quando ha cominciato a fare l'attore?
«A quattro anni, spinto da papà che per pagarsi gli studi universitari aveva cominciato presto a interpretare piccoli ruoli nel cinema. Oggi non posso che ringraziarlo. Ai tempi di Nuovo Cinema Paradiso ero ancora minorenne e andavo sul set accompagnato da mio fratello Filippo. Sono soddisfatto della mia carriera, rifarei tutto».
Come spiega il successo dei film e delle serie, come Gomorra, che hanno dei protagonisti criminali?
«Il cinema non fa altro che riflettere una realtà che esiste».
Una curiosità: Maradona l'hai mai incontrato?
«Purtroppo no. Aveva accettato di comparire nella scena finale del film di Risi, poi ha ascoltato la moglie e le figlie che lo sconsigliavano».
Ha un sogno?
«Vorrei interpretare una commedia. Far ridere mi piace». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero