Ludwig omaggia gli anni Novanta con il singolo "Boom Boom"

Ha trascorso la quarantena scrivendo canzoni, pensando a quel pubblico di giovanissimi fan, costretti, per il loro bene, a rinunciare al loro habitat naturale, quelle discoteche...

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Ha trascorso la quarantena scrivendo canzoni, pensando a quel pubblico di giovanissimi fan, costretti, per il loro bene, a rinunciare al loro habitat naturale, quelle discoteche in cui lui è ormai un’icona. Il suo concerto, il 29 febbraio scorso, sold out, all’Atlantico, è stato l’ultimo grande live prima che l’emergenza coronavirus colpisse anche Roma. E così, se un mese dopo, a fine marzo, ha pubblicato la versione acustica della sua hit Domani ci passa (usata già in oltre 150mila video su Tik Tok), ora Ludwig lancia il suo nuovo singolo. Una scommessa, per chi vanta un pubblico di follower che oscillano tra i 10 e i 25 anni: guarda al passato, con gli occhi di un ragazzo, classe 1992, che cerca di (ri)presentare gli Anni Novanta ai suoi coetanei. Ecco allora "Boom Boom", in uscita il primo maggio in tutti i digital store: un nome che è un chiaro ed esplicito richiamo all’intramontabile hit dei French Affair "My Heart Goes Boom". «Nel 2000, quando è stata pubblicata – racconta il dj-cantante – avevo 8 anni. Ma mio fratello, più grande, me la faceva sentire e grazie a lui mi sono avvicinato ad un modo che poi mi ha catturato». 




DAL QUARTIERE TRIESTE

È un omaggio agli anni in cui spopolavano Gabry Ponte e Gigi D’Agostino, che Ludwig iniziò a seguire da piccolo: e fu proprio allora che pensò che la consolle sarebbe diventata la sua casa (oltre che il suo lavoro). «Ci ho lavorato in questo mese di lockdown, dal mio studio nel quartiere Trieste, collegandomi in videoconferenza con il mio produttore – racconta – Del resto non avevamo alternative. Il brano è un tributo alle fantastiche atmosfere fine anni Novanta, un mix tra passato e presente, dalla melodia super pop e dei classici riferimenti all’Italo Dance». Visti i numeri delle sue hit (dai 16,5 milioni di stream per Domani ci passa ai 9 milioni di Courmayeur), è probabile che risuoni presto nelle case di molti adolescenti. «Difficile dire quando potremo tornare a ballare in discoteca e quando potrò suonare di nuovo per il pubblico dal vivo – ammette – Certo, come lavoratori di quel settore, ci sentiamo abbandonati. Eppure il mondo della notte dà lavoro a moltissime persone».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero