di Marco Molendini - Sarà un’estate di stadi contro stadi per Luciano Ligabue e Vasco Rossi, i mattatori dei concerti. Nove date per il Blasco, con una residenza di...
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Lo fa nel pezzo che apre il disco, Polvere di stelle, dove, in epoca di sovranismi, canta: «ho bisogno di te che hai bisogno di me per cambiare il tuo mondo...per cambiare il mio mondo». E, se la canzone parla di una storia sentimentale, confessa che «gli piace che sia letta anche così. Questa è la mia posizione, io sono per l’apertura e so che questo è un tema grosso e delicato». E insiste, Liga, nel sostenere che «della cattiveria ci si stuferà o diventerà inoffensiva. Non riesco a non pensare a un cambiamento». Eppure, questo album, è alimentato soprattutto da suggestioni personali: «Quando scrivo canzoni parto sempre dalla mia vita, non credo che un cantautore debba avere una visione di come dovrebbero andare le cose. Non siamo dei sociologi».
Così ecco sfilare in Start, amori dolorosi, un vecchio filmino di famiglia con la mamma che gioca a fare la Sofia Loren e il padre «con la sua sicumera» (così lo descrive con affetto), c’è anche un pezzo sulle emozioni che si provano a salire sul palco davanti a una folla sterminata. E, a sigilllare la presenza familiare, ecco debuttare come batterista il figlio ventunenne Lenny presente con «la sua mano pestona» (così lo descrive Luciano) il finale strumentalmente torrido di La cattiva compagnia.
Il disco esce a pochi giorni dal cinquantanovesimo compleanno di Ligabue (il 13 marzo) e sarà pienamente rappresentato, assieme ai classici della sua storia, nei concerti che attraverseranno l’Italia a partire dal 14 giugno, con debutto a Bari, fino al 12 luglio con l’ultima data che sarà a Roma, allo stadio Olimpico. Ma, il tour, avrà una sorta di prologo live, in un concerto privato all’Italghisa di Reggio Emilia (il locale dove nel 1992 il bar Mario tenne il primo storico raduno) per presentare il suo live ai giornalisti e a un centinaio di iscritti al Bar Mario. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero