Rocce, pietre, vegetazione, un disegno "nascosto" sotto il famosissimo "Paesaggio 8P" (come è noto il foglio in ambito scientifico, sigla che...
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Il "Paesaggio 8P", datato al 5 agosto 1473, è famoso per essere considerato il primo paesaggio di Leonardo. Nella scena rappresentata, spiccherebbe uno scorcio dei dintorni della sua Vinci. E proprio in previsione del suo prestito per la mostra al Museo Leonardo di Vinci il 15 aprile, l'opera è stata portata nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure per essere sottoposta ad analisi hi-tech.
«Di differenti inchiostri usati da Leonardo per questo disegno già si sapeva - commenta a caldo il direttore degli Uffizi Eike Schmidt - ma la grande novità in questo caso è l’identificazione di due fasi nettamente distinte in cui Leonardo lavora al disegno 8P. Questo offre nuove certezze agli studi storico-artistici e aiuta a farci comprendere questa opera misteriosa. Infatti molto spesso il paesaggio viene interpretato come un’immagine geografica precisa, quasi che esso sia una specie di ‘fotografia’ di questa o di quella valle, di queste o di quelle montagne.
La prima battuta di indagini ha messo in luce, infatti, due differenti stesure evidenziando un’area e alcuni dettagli che sono stati aggiunti in un secondo tempo alla prima versione dell’opera. Per ora sono state svolte analisi di tipo ottico sul recto del disegno. In seguito le stesse indagini saranno adottate anche per il verso del foglio, dove è schizzata una figura umana. Si cercheranno di capire le stratificazioni e il succedersi delle fasi per comprendere l’evoluzione dell’opera.
«Al momento – precisa la restauratrice Cecilia Frosinini che ha la supervisione degli interventi - è stato evidenziato l’utilizzo di due materiali diversi nei tratti del disegno. Un inchiostro ferrogallico nero e un materiale carbonioso liquido, forse applicato con un pennello molto sottile, in particolare per costruire la formazione rocciosa centrale. Siamo riusciti ad evidenziare alcuni particolari e leggerli attraverso immagini ad altissima risoluzione, in luce diffusa e in infrarosso, individuando le due diverse fasi. È probabile che Leonardo sia ritornato sul disegno in un secondo momento, magari proprio dopo i suoi studi sulla geologia e sulle rocce». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero