Lello Arena: «Sono Sciosciammocca per regalare emozioni»

Lello Arena
Torna “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta, commedia considerata un po' il Vangelo del teatro napoletano, resa celebre da un film con Totò,...

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Torna Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta, commedia considerata un po' il Vangelo del teatro napoletano, resa celebre da un film con Totò, ora nell'adattamento di Luciano Melchionna, che ne firma la regia, e di Lello Arena, che ne è il protagonista nei panni di Sciosciammocca, nuova produzione, con l'Ente Teatro Cronaca e la Tunnel, del Teatro Eliseo, dove resterà dal 27 dicembre al 20 gennaio.


Questa nuova messinscena, «pur restando una farsa col suo sottofondo drammatico, cerca di restituire un sapore moderno e far udire i lontani echi dell'attualità, senza creare aggiornamenti pretestuosi o usare novità tecniche o video», come sottolinea il regista, aggiungendo che siccome «Scarpetta non lavora sull'evoluzione psicologica dei personaggi, con gli attori ne hanno scavato il carattere sino a evitare che risultassero macchiette piatte, per dargli una tridimensionalità coinvolgente».

«Lavorare con Melchionna - racconta il bravissimo Tonino Taiuti (ambiguo Gaetano con soldi) - significa trovarsi di continuo davanti burroni o scogli con i quali sei costretto a ingaggiare una vera battaglia sino a che non esce fuori quel che nemmeno sapevi di avere e che dà anima al personaggio».

E Maria Bolignano (Luisella, moglie di Sciosciammocca) aggiunge che «questo scavare e andare fino in fondo a ciò che stai interpretando porta a rendere evidente in trasparenza il lato tragico vero, che convive con l'apparenza e la sostanza comica».

Uno spettacolo, quindi, «fatto di sentimenti, di energia, di stati d'animo attraverso le storie straordinarie dei personaggi di Scarpetta che sapeva bene come emozionare il pubblico», chiosa Lello Arena.

Del resto siamo in un periodo di crisi grave, da vari anni e questa realtà riecheggia sin dal titolo, in questo connubio di miseria del presente e nobiltà della tradizione, quanto nei temi principali, povertà e fame, che «fa anche lei da protagonista, attanaglia molti e crea in ognuno una grande attesa, una speranza», spiega Giorgia Trasselli (Concetta, scombinata che straparla).

Con questi quattro attori principali ce ne sono in scena altri dieci, a formare una nutrita compagnia per un grande spettacolo, ambientato negli scantinati di un palazzo nobiliare (scene di Roberto Crea), dove si nascondono, proliferano e vivono, quasi fossero topi padroni del luogo, spettri.


«Ombre si dice siano, queste maschere, ombre potenti», diceva proprio Scarpetta di tutti i personaggi di questo lavoro classico, che eppure qui trova una sua ennesima e nuova chiave di lettura senza che venga tradito l'originale. E i costumi di Milla giocano con l'essenza stessa del teatro, barocchi e quasi da circo, sul travestimento che riguarda ognuno, come a un certo punto sottolinea Sciosciammocca stesso. 
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Il Messaggero