Dopo il debutto alla Philharmonie di Parigi lo scorso aprile, arriva in Italia, il 10 novembre, in prima nazionale per Romaeuropa Festival all’Auditorium Parco della Musica...
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Nel 2013 le due sorelle Labèque, definite dal New New York Times come il duo pianistico più famoso al mondo, hanno pubblicato “Minimalist Dream House”, doppio album che celebrava il lavoro dei minimalisti e dei loro successori nel cinquantesimo anniversario del minimalismo.
Oggi le pianiste, dedite da sempre ad esplorare molteplici universi musicali, sviluppano un ponte ideale tra la classica contemporanea e il rock presentando una nuova versione del progetto per due piani e due chitarre.
«Il progetto è nato nel 2011, quando ci hanno chiesto di gestire un piccolo festival al Kings Place di Londra: “50 Years of Minimalism”. Abbiamo cominciato a mettere insieme un repertorio che ispirasse confronti tra i compositori minimalisti, a cui abbiamo aggiunto negli anni una seconda parte per includere le nuove generazioni: Dessner, Chalmin fino al giovane Timo Andres, per far capire al pubblico l’enorme influenza che la tendenza minimalista ha avuto anche su altri tipi di musica, dal rock all’elettronica», racconta Katia Labéque.
Durante la serata sarà presentata in prima mondiale anche una nuova versione de El Chan di Bryce Dessner con chitarre ed elettronica: «Ho composto “El Chan” come regalo di ringraziamento per il mio amico Alejandro Gonzalez Iñárritu, dopo che abbiamo finito di lavorare al suo film “The Revenant” per il quale ho composto parte della colonna sonora. Mi ha invitato a casa sua in Messico nel gennaio 2015 e ho scoperto l’incredibile bellezza della zona intorno a San Miguel de Allende, in cui c’è un canyon chiamato El Chan, che i nativi credono abbia poteri magici. El Chan è composto da sette movimenti, ognuno basato su una storia di questo mito. Il pezzo è stato originariamente scritto per Katia e Marielle, ma per questa esibizione a Romaeuropa ho aggiunto due chitarre elettriche che daranno ancora più consistenza alla serenità del paesaggio, ma anche al conflitto che è sempre in agguato in quel bellissimo posto», aggiunge Dessner. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero