Sospesi, provati, mai fermi sulle gambe, in un costante equilibrio tra luci ed ombre che illuminano e oscurano la ragione con un'altalena di stati emotivi difficili da...
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Due uomini rinchiusi in una cella di isolamento fanno i conti con le loro colpe. Il sonnambulo Max ha ucciso sua moglie, mentre l'iperattivo Pier non rivela il suo peccato e cambia versione come e quando può. In una gabbia ideale, metafora dell'esistenza, va in scena il disagio mentale descritto dall'autore che torna a ripeterci che la vera gabbia in realtà siamo noi, quando rimaniamo fermi nella paura e nei nostri stessi difetti. Una litania fatta di sogni lucidi e di infinite notti per il protagonista Max, che solo alla fine si troverà a fare i conti - insieme agli spettatori - con la realtà.
Fa effetto la ricostruzione scenica scelta e resa da Andrea Urso che propone una cella di isolamento alta un metro da terra, il cui pavimento-rete accoglie il rifugio dei ragazzi nelle notti insonni. I visual di Nicola Pavone insieme ai costumi di Tiziana Massaro, rendono materica la follia grazie al giusto mix che vien fuori tra i video e le camicie di forza. Le musiche curate da Frateschi si innescano con la regia di Vado che orchestra al meglio lo spettacolo in una giusta riduzione del testo originario. Lo spettacolo rimarrà in cartellone a Via Mecenate fino al prossimo 12 maggio dove i due giovani attori collezionano applausi per la loro interpretazione che strizza l'occhio a contemporanei esempi del genere, da quei folli assassini descritti tra le pareti di Arkham nella serie tv dedicata a Gotham City, fino alle classiche pellicole di genere come L'esercito delle 12 scimmie. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero