Nella finzione dell’opera e nella realtà di un progetto, un borgo della città, abitato da orti e cemento, diventa palcoscenico della vita. È il miracolo...
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Stasera (domenica 15 settembre) e martedì (17 settembre), alle 19, il sipario si apre sulla “Cenerentola” di Rossini, uno spettacolo sociale, dove la contaminazione tra pubblico e artisti è totale. È nato in una sala prove-fattoria, viene allestito tra melanzane, stalle, abusi edilizi e la scenografia è un tableau vivent, talmente “vivent” che bruca e raglia.
L’anno scorso ad applaudire “Elisir d’amore”, centinaia di abitanti sistemati nel parterre, per terra, intorno al palco, o sulle balconate dei palazzi, insieme con gli abbonati del Teatro Massimo, promotore e anima del progetto, un asino (specialista in cabalette), papere, e Fra Mauro, parroco di Sant’Agnese, che ha trasformato artigiani pensionati, impiegati, studenti e baristi, tra i 20 e i 70 anni, in un vero e proprio coro.
Dopo il successo dell’Elisir di Danisinni, oggi, i riflettori si accendono sul secondo capitolo del progetto Opera City portato avanti, insieme con il lirico palermitano, dal regista Fabio Cherstich e da Gianluigi Toccafondo, illustratore, scenografo, costumista, genio a mano libero: una delle coppie più estrose della lirica italiana.
Lo stesso duo che firma da quattro anni l’OperaCamion, un tir che miete fans portando capolavori della lirica nelle periferie romane. «È nato tutta da una domanda: come può il teatro musicale raggiungere un pubblico nuovo, eterogeneo e non elitario, ed essere percepito non più come evento inaccessibile bensì come momento di condivisione culturale e forma di intrattenimento intelligente?».
Semplice (non tanto): «Credere fermamente», continua Cherstich, «che la leggerezza sia un valore e che anche Rossini possa essere rock and roll».
«A Palermo, dopo il secondo esperimento in residenza, si lavora già al tour del 2020», annuncia il sovrintendente del Teatro Massimo Francesco Giambrone, «e Danisinni esporterà il suo modello artistico e sociale in tutta la città». «Siamo partiti su un camion, insieme con il Costanzi, e siamo felici di ritornare su un camion. Questo viaggio ci aiuta a capire quanto il teatro sia utile per una comunità. In questi giorni, al Massimo, stanno debuttando anche La Traviata e il Barbiere di Siviglia, ma siamo tutti presi da questa Cenerentola nata in quartiere palermitano ad alto rischio di esclusione sociale. Un lavoro fondamentale perché ha risvegliato l’orgoglio degli abitanti che hanno poi aperto un museo e che ora stanno combattendo per riavere l’asilo. Un progetto che proiettiamo nel futuro per continuare a sognare e investire ogni giorno dell’anno».
La parte musicale è affidata alla Massimo Kids Orchestra diretta da Michele De Luca, composta da giovanissimi (a partire dai 7 anni) guidati dai professori del lirico. In scena un cast di nuovi talenti: la maltrattata Angelina-Cenerentola, che si occupa degli animali della fattoria-casa del patrigno Don Magnifico, e fuggirà prima delle nozze, è Marta Pluda; con Don Magnifico, Giuseppe Esposito, vivono anche le due figlie Clorinda (Giulia Mazzola) e Tisbe (Lorena Scarlata). Il principe Don Ramiro, ossessionato da una scarpetta rosa, è interpretato da Dario Sebastiano Pometti, e il suo servitore Dandini è Francesco Vultaggio, che ha partecipato all’Elisir e a Opera Camion. Il saggio Alidoro sarà interpretato dall’attrice Valeria Almerighi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero