Quattro fratelli, una casa di campagna, un padre che si sveglia improvvisamente dal coma e l'urgenza di fargli credere che tutto sia rimasto come è sempre stato. Una...
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«Noi figli – racconta Fresi – dovremo recuperare la situazione dando vita a una serie di gag esilaranti». Un busto di Beethoven da recuperare, un'orchestra da dirigere e altre soluzioni piene di fantasia da individuare. «Il mio momento preferito – sorride Lino Guanciale – è quello fuori dall'ospedale con le persone affacciate: secondo me è la scena in cui si è concentrata tutta l'inventiva di Augusto Fornari, che ha scritto e diretto il film. Quando l'abbiamo girata è stato caotico ma molto divertente». Che poi, ridono i tre “fratelli”, situazioni del genere capitano anche nella vita.
«Mia moglie una volta si è dovuta spacciare per una sassofonista americana molto famosa e lo ha fatto per tutta la sera, giurando di non essere italiana», racconta Fresi. In tema di personaggi, se quello del cuore di Matilde Gioli, oltre a Serena del "Capitale Umano" che l'ha lanciata, è proprio Fanny, Stefano resta legato al chimico di “Smetto quando voglio”. «Ha creato la molecola che mi ha cambiato la vita», spiega (e il terzo e ultimo capitolo del film diventato ormai cult è quasi in uscita, ndr). Guanciale, molto impegnato a teatro, ricorda con piacere il barbiere Figaro. «Anche lui era un grande inventore di ca...volate», scherza.
A breve, a parte i sequel delle fiction di cui è protagonista, come l'Allieva e la Porta Rossa, porterà in scena “La classe operaia va in Paradiso” proprio con Luigi Diberti, che ne “La casa di famiglia” interpreta il padre. Fresi invece ha in cantiere “La Befana vien di notte” con Paola Cortellesi mentre Matilde Gioli si cimenterà al cinema in un'altra commedia su una famiglia allargata, questa volta con Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli. E la vita privata? «Più che altro siamo privati della vita», scherzano i tre: «L'altro giorno mi sono dovuto ripresentare a mia moglie», giura Fresi. In tema di situazioni tragicomiche, ci siamo senz'altro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero