L'irlanda, la cucina, 4 generazioni di donne nel nuovo, poetico film animato di Enzo D'Alò

Un fotogramma di "Mary e lo spirito di mezzanotte"
Emozionante, spettacolare, profondo, delicato, ironico: ”Mary e lo spirito di mezzanotte”, diretto da Enzo D’Alò, è senza dubbio il miglior film di...

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Emozionante, spettacolare, profondo, delicato, ironico: ”Mary e lo spirito di mezzanotte”, diretto da Enzo D’Alò, è senza dubbio il miglior film di animazione delle ultime stagioni e, con la sua originalità e poesia, tiene felicemente testa agli ”insuperabili” cartoon americani. Premiato già in mezzo mondo, finalista agli Efa che verranno consegnati a Berlino il 9 dicembre, il film (in sala dal 23 novembre con Bim) è ispirato a un romanzo di Roddy Doyle e ruota intorno a 4 generazioni di donne. La protagonista è l’undicenne Mary che, nell’Irlanda meravigliosamente rappresentata sullo schermo, sogna di diventare chef mentre l’adorata nonna Emer la incoraggia. Ma nel percorso di crescita della ragazzina entrano in gioco anche la mamma e la bisnonna. Mary affronta con loro il suo viaggio nella vita imparando a superare gli ostacoli, le difficoltà, la perdita. D’Alò, gigante dell’animazione europea (”La Freccia azzurra”, ”La Gabbianella e il Gatto”, ”Opopomoz”, ”Pinocchio”) racconta questa sua ultima sfida.

Qual è stato il punto di partenza?
«Il romanzo di Doyle, che mi aveva molto colpito e che ho portato sullo schermo con qualche modifica: se il libro è più melanconico, rivolto al passato, io ho puntato molto sul passaggio di informazioni tra la nonna e la nipote. E la cucina è la metafora di questo passaggio».
E’ il suo primo film tutto al femminile: ha seguito lo spirito del tempo?
«In verità ho cominciato a pensare a questo progetto nel 2014, quando puntare su storie e figure femminili non era urgente, imperativo come in questo momento. In Irlanda, dove fino a un secolo fa vigeva il matriarcato, le donne hanno sempre avuto una grande rilevanza: ad esempio, erano loro a gestire l’economia rurale dell’isola».
Come si è preparato?
«Ho fatto un lungo lavoro di ricerca, cominciando a stabilirmi per tre mesi in Irlanda, un Paese con cui non avevo particolari legami se non musicali, visto che suono il sax. E a David Rhodes, il chitarrista di Peter Gabriel che ha curato le musiche, ho chiesto la contaminazione tra il pop che gli appartiene e strumenti locali tradizionali come arpa celtica, uillean pipes, la cornamusa irlandese, il tipico tamburo chiamato bodhran».
Cosa distingue un cartoon da un film live action?
«L’animazione è solo una tecnica. L’importante è sempre e comunque la storia, cioè la sceneggiatura. Mi ritengo un cantastorie e ”Mary e lo spirito di mezzanotte” non è un film di animazione bensì un film in animazione. La ghettizzazione di questo genere esiste solo in Italia, dove peraltro trovare i finanziamenti è un’impresa lunga e difficile».
A quale pubblico si rivolge?
«A ogni tipo di spettatore. Sia ragazzi sia adulti. A giudicare dalla reazioni in sala, chiunque può identificarsi nelle mie storie».
E quale messaggio trasmette ”Mary e lo spirito di mezzanotte”?
«Nella nostra società frettolosa, ci ricorda che l’importanza dei nonni è enorme: tramandano la cultura e le tradizioni che, nel film, sono rappresentate dal colcannon, il piatto tipico irlandese che Mary impara a a cucinare».
Una curiosità: lei sa cucinare?
«Si, e me la cavo molto bene».
L’Intelligenza Artificiale rischia di soppiantare gli artisti dell’animazione?
«Non succederà mai. La creatività e la poesia, frutto dell’intelligenza umana, non moriranno mai».
A che punto è il progetto del suo primo film live action ”Oceani di carta”?

«Va avanti. Ma prima farò un film in animazione: ”Rokia nel deserto”, ispirato al mio libro Il principe della città di sabbia e ambientato in Africa, nel Mali, nella comunità millenaria dei Dogon». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero