Avviene nel segno della danza e dell'amore il ritorno della Stagione 2020 al Teatro Comunale di Bologna dopo la pausa dovuta all'emergenza sanitaria; mentre al PalaDozza...
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Si tratta del balletto in un atto “4 stagioni – Là dove il cuore ti porta”, scritto e diretto dal regista e coreografo Giuliano Peparini, che vede protagonista l'étoile dell’Opéra de Paris e direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma Eleonora Abbagnato, al suo debutto in questa produzione di Daniele Cipriani Entertainment e al Teatro Comunale. Con lei il primo ballerino cubano Javier Rojas Hernández, con cui aveva già danzato la scorsa estate a Taormina nello spettacolo “Love” sempre di Peparini, per raccontare in coppia le “stagioni” dell'amore sulle note registrate delle celebri Quattro stagioni di Antonio Vivaldi e della Sonata in fa minore K. 466 di Domenico Scarlatti.
Accanto a loro un corpo di ballo molto eclettico. Lo spettacolo arriva per la prima volta a Bologna in una versione ripensata rispetto a quella rappresentata al Circo Massimo e all'Opera di Roma in estate e poi a settembre, del quale conserva l'allestimento con le scene di Andrea Miglio – dove il divano diventa elemento centrale come simbolo della convivenza della coppia, insieme a una voyeuristica finestra che pare uscita da un quadro di Hopper – e i costumi di Anna Biagiotti, ad eccezione di quelli indossati per l'occasione da Eleonora Abbagnato che sono creati da Maria Grazia Chiuri per Dior. I video sono curati da Edmondo Angelelli e Giuliano Peparini, il quale ha firmato anche le luci in collaborazione con Alessandro Caso.
«La coreografia», spiega étoile Eleonora Abbagnato, « è stata ripensata e migliorata.
Si tratta di un lavoro che Peparini presenta come «una celebrazione dell’amore in tutte le sue varianti e sfaccettature» e che è stato pensato alla luce delle molte regole imposte dalla pandemia. «Il contatto tra i danzatori non è permesso», aggiunge, «e i passi a due sono condizionati dall’uso dei dispositivi di protezione, ma è vero che i corpi possono raccontare molto anche da soli. Ne è nato un balletto contemporaneo nel senso letterale del termine: ovvero calato nella nostra nuova contemporaneità, in una condizione che ci stiamo abituando a considerare normale».
Uno dei temi ricorrenti di “4 Stagioni – Là dove il cuore ti porta” è, appunto, lo spazio: la spazio metafisico tra la coppia e quello fisico del palcoscenico che ha sempre affascinato il coreografo, formatosi anche alla scuola di Jacques Lecocq, promulgatore del teatro fisico.
Eleonora Abbagnato è stata tra le prime ballerine a lanciare nei mesi di pausa dalle attività la campagna “Uniti, più che mai” e a realizzare il corto “Ripartiamo!” a sostegno degli artisti e dei danzatori in difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria, spiega che che “4 Stagioni”, pensato prima della pandemia, avrebbe dovuto essere una creazione per lei: «Quando si è trattato di riprendere le attività con il Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma che dirigo – dice l'étoile – in una situazione incerta che cambiava continuamente, ho chiesto a Peparini di montare quel balletto per i miei ballerini. Lo ha fatto in sole due settimane e mezzo, Le quattro stagioni è andato in scena con grande successo al Circo Massimo di Roma la scorsa estate e ora, ricreato per me com’era previsto all’inizio e per un nuovo cast di ballerini, debutta come nuova versione proprio a Bologna, al Teatro Comunale. È la prima tappa di un tour italiano che ci porterà anche a Parigi».
Nei passi a due che attraversano le quattro stagioni, si passa dai primi sguardi che si incrociano con pudore (la Primavera), ai fuochi della passione (l’Estate) e al loro progressivo spegnimento (l’Autunno), fino ad arrivare al gelo della noia (l’Inverno), nella speranza di una nuova fioritura e di un rinnovarsi dei sentimenti.
«Nessun pessimismo», conclude l'Abbagnato, «Ad annoiarsi sul divano, dove è stata costruita la parte centrale dello spettacolo, prima o poi ci finiscono tutti. Pensiamo ai giorni del lockdown! Poi, però, tutto rinasce, la vita e la passione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero