«Mi manca l’Italia, gli italiani, il cibo, il vostro affetto, il paesaggio. So che non ci è ancora permesso di tornare da voi ma lo faremo presto». Parola...
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Nessuna anticipazione sul nome che i due daranno alla nuova arrivata e nemmeno sul titolo del nuovo album: «Il nome dell’album c’è, per quanto riguarda la bambina ho una serie di nomi ma voglio vederla e poi sarà lei a decidere quale preferisce. Sarà lei a dire sono questa e non quella! Adesso non posso essere più precisa ma arriverà il momento in cui saprete tutto. Il nome dell’album, invece, sarà svelato molto presto ma tutto quello che posso dire è che se avete perso il sorriso, spero che possa farvi tornare a sorridere». A proposito dell’anno difficile che tutto il mondo sta vivendo, Katy Perry aggiunge: «Il 2020 è un anno in cui la gente vuole chiarezza, voglio vedere oltre e vivere la vita al meglio e so che ovviamente ne verremo fuori, ma sono passati solo sei mesi. Mi chiedo, non è ancora finita? Non so voi ma a capodanno urlerò fortissimo! Però c’è anche tanta compassione ed empatia che si è formata tra le persone. Bisogna trovare l’aspetto positivo e non piangersi addosso». C’è un brano sul nuovo album che si chiama proprio Teary Eyes’ occhi pieni di lacrime, riguarda la pandemia? «In realtà il disco è stato scritto prima della pandemia - spiega Katy Perry - ho scritto l’album nei gli ultimi due anni mentre venivo fuori da una forte depressione e non pensavo sarei riuscita a sopravvivere e men che meno a portare una nuova vita al mondo. Ho dovuto intraprendere un lungo viaggio per sentirmi bene ma c’è un pezzo che si chiama Teary Eyes e parla del ballare sulle tue lacrime, immaginate un video con delle persone che ballano mentre piangono. È triste, malinconico, ma è bello perché un giorno quelle lacrime si asciugheranno. Tutti noi lo sappiamo, ci crediamo tutti e va bene, va bene avere un momento di crisi. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono chiusa in auto perché non voglio parlare con nessuno, è il mio luogo sacro, non potete entrare, mi sento sopraffatta. Ma va bene così». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero