Nomas Foundation presenta Hiaitsiihi, la prima mostra personale di Julien Bismuth in un'istituzione italiana. Tra il 2016 e il 2017, insieme all’antropologo Marco...
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Denominato Pirahã dalle popolazioni confinanti, questo popolo semi-nomadico chiama sé stesso Hiaitsiihi, termine che significa corpo (ibiisi) che vive in un cosmo stratificato. Cacciatori-raccoglitori che pescano e cacciano muniti di solo arco e frecce, da secoli i Pirahã vivono in simbiosi con la foresta pluviale d’Amazzonia, trascorrendo la maggior parte dell’anno senza alcun riparo dagli elementi atmosferici e fondando la propria sussistenza soltanto su pochi semplici manufatti.
Ciò che chiamiamo la loro cultura consiste fondamentalmente dei canti che cantano e delle storie che raccontano nella loro particolare lingua tonale che può essere fischiata, canticchiata, parlata. Scandendo e accompagnando le loro attività quotidiane, tali storie, canti, rituali conservano una complessa cosmologia.
I Pirahã non posseggono strutture politiche, nessuna diseguaglianza economica o sociale, nessun dovere eccetto la sopravvivenza. Attraverso linguaggi quali fotografia e video, gli interventi di Bismuth si esprimono con una simile discrezione di mezzi: i filmati intenzionalmente privi di narrazione e spiegazione contraddistinti da un montaggio praticamente assente si allineano all’esperienza dei Pirahã.
Estratti delle interviste a Marco Antonio Gonçalves e immagini tratte dal suo archivio sono mostrati separatamente insieme a foto e riflessioni scritte dell’artista. Testi e interviste si confrontano con questioni etiche, politiche e culturali sollevate dall’incontro con i Pirahã, facendo attenzione a restituire tutta la loro complessità.
Come comunicare tra culture diverse, mantenendo intatta e salvaguardando tale alterità? In che modo i Pirahã sono stati in grado di preservare il loro stile di vita nonostante la crescente predazione delle terre indigene e della foresta pluviale amazzonica? Cosa possiamo imparare da questo popolo e come possiamo agire per difendere la loro cultura, il loro stile di vita, l'ambiente dal quale dipende la loro sopravvivenza?
La mostra s'inaugura il 25 ottobre alla Nomas Foundation, viale Somalia 33, Roma Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero