Addio al sassofonista Joseph Jarman esponente di spicco del Free Jazz

Il sassofonista Joseph Jarman è morto all'età di 81 anni
Il musicista e compositore statunitense Joseph Jarman, uno dei più originali esponenti dell’Avant-garde Jazz e del Free Jazz, sassofonista e clarinettista, fondatore...

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Il musicista e compositore statunitense Joseph Jarman, uno dei più originali esponenti dell’Avant-garde Jazz e del Free Jazz, sassofonista e clarinettista, fondatore dell’Art Ensemble of Chicago, è morto nella sua casa di Englewood, nel New Jersey, all’età di 81 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla sezione di New York dell’Association for the Advancement of Creative Musicians, di cui Jarman era stato uno dei fondatori. Jarman fece parte dell’Experimental Band di Muhal Richard Abrams, suonò con John Cage e, fino al ritiro dall’attività, nel 1993, fu il pilastro dell’Art Ensemble of Chicago, a cui dette vita nel 1965. Animato da una fervente ricerca religiosa, Jarman si convertì negli anni ‘90 al buddismo della scuola Jodo Shinshu, per la quale divenne infine sacerdote. Per più di trent’anni il motto dell’Art Ensemble of Chicago è stato: «Great Black Music: Ancient to the Future». Dalle sonorità afro-americane fino agli spirituals e al blues, le improvvisazioni free jazz del quintetto hanno segnato una stagione della sperimentazione della musica d’avanguardia.


I membri fondatori del gruppo (Roscoe Mitchell, Malachi Favors e Joseph Jarman) si incontrano a Chicago nei primi anni ‘60. Favors si era già affermato come collaboratore di un pianista di sofisticata ricerca quale Andrew Hill; Mitchell, da poco tornato dal servizio militare in Germania, era un ammiratore e studioso dell’arte di Albert Ayler, mentre Jarman iniziava allora ad ottenere i suoi primi successi come strumentista e poeta. I tre musicisti decidono di riunirsi allo scopo di studiare e presentare nel più innovativo dei modi la musica di Ayler, Sonny Rollins, Ormette Coleman e Art Blakey. Nel 1965 tutti e tre facevano parte dell’Experimental Band guidata dal leggendario pianista Muhal Richard Abrams, dalla quale doveva presto svilupparsi la Association for the Advancement of Creative Musicians, di cui avrebbero inizialmente fatto parte artisti come Henry Threadgill, Fred Anderson, Kalaparusha Maurice McIntyre, Phil Cohran, Billy Brimfield, Pete Cosey, Jodie Christian, Fred Hopkins, Steve McCall e Thurman Barker. 


Ad essi si associa nel 1966 il trombettista Lester Bowie, eccellente conoscitore del blues e del jazz cosiddetto “tradizionale”, che ben presto si unisce a Mitchell, Barman e Favors, esibendosi in Europa per due anni, dal 1969 al 1971, riscuotendo grande successo, soprattutto in Francia, dove il gruppo mette a punto il suo approccio esecutivo, fatto di una commistion fra severa ritualità e teatralità irridentemente dadaista. A Parigi si aggrega al gruppo il batterista e percussionista Don Moye, già collaboratore di artisti come Sonny Sharrock, Steve Lacy e Pharoah Sanders. Prende così definitiva vita l’Art Ensemble of Chicago, che con questa formazione sarebbe sopravvissuto per oltre vent’anni, tenendo concerti in giro per il mondo e incidendo numerosi dischi (come “Fanfare for the Warriors”, “Bap-tizum”, “Nice Guys”, “Full Force”, “Urban Bushmen”, “The Third Decade”, “Art Ensemble of Soweto”, “Dreaming of the Masters Suite”, “Coming Home Jamaica”). Nel 1993 Joseph Jarman abbandona il gruppo per dedicarsi ai suoi studi spirituali, abbracciando il buddismo, e l’Art Ensemble divenne un quartetto.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero