Un Jesto di follia, rabbia e perdono: «Ho una storia disonesta, come mio papà»

Di quel papà che non l'ha «mai cresciuto», ha deciso di portare i segni sulla pelle. Un tatuaggio scritto a lettere cubitali: Tale padre, tale figlio,...

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Di quel papà che non l'ha «mai cresciuto», ha deciso di portare i segni sulla pelle. Un tatuaggio scritto a lettere cubitali: Tale padre, tale figlio, perché il sangue non mente. E Jesto (all'anagrafe Justin Rosso), rapper romano rivelazione della scena musicale, lo sa. A 35 anni la sua vita «incasinata» è il testo perfetto delle sue canzoni: malinconiche, ironiche, dirette. Come lui.

 
Figlio di Stefano Rosso, famoso cantautore degli Anni 70 e dall'annunciatrice del Tg3 Stefania Piazza, Jesto (che è anche fratello di un altro rapper, Hyst) è cresciuto in una famiglia di artisti: «Io sono il mostro finale». L'11 maggio uscirà il suo nuovo album Buongiorno Italia «l'input per svegliare questa società lobotomizzata dai social».

«Oggi stiamo tutti male ma sembra che vada bene così - spiega a Messaggero Tv - L'arte dovrebbe denunciare ciò che non va e invece negli ultimi anni non c'è un'artista che sia controcorrente». Venuto su a pane e De André, Jesto dal papà ha ereditato carattere e passione per la musica, ma non molto altro. «I miei genitori erano sposati con altre persone, sono figlio dell'amore di due amanti. Cresciuto con il compagno di mia madre, l'attore giapponese HaruhikoYamanouchi, da lui ho imparato a vivere in maniera zen e a perdonare anche quel padre che non c'è mai stato».
 
LA SOMIGLIANZA
«Mi ci è voluto tempo. Ma quando la vita me l'ha portato via ho capito che i conflitti vanno risolti. Ho smesso di giudicarlo e ho iniziato ad amarlo, perché in fondo sono come lui». L'ultima canzone, Note vocali, si lega al mondo dei social dove Jesto ha un seguito enorme (più di 100 mila follower su Instagram): «È un omaggio per i miei fan: nella canzone immagino che abbiano trovato il mio numero e mi abbiano inviato delle note vocali su WhatsApp».


E cosa raccontano i ragazzi oggi? «Hanno molti problemi ad accettarsi. Ma devono capire che non è importante cercare di essere più vincenti di quello che si è: essere unici vuol dire essere speciali». La sua è una rivoluzione nel mondo rap «dove oggi il livello in Italia si è alzato moltissimo. Fedez ad esempio fa quello che il pubblico vuole sentire ed è bravissimo a farlo. Ma non lo considererei un rapper, è un cantante pop». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero