Il film che Ingmar Bergman disconobbe, facendo di tutto per impedirne la proiezione. Spy story in piena Guerra fredda (1950), carattere esplicitamente anti-comunista,...
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Sarà presentato anche il nuovo restauro - dello Svenska Filminstitutet - del “Settimo sigillo” in prima italiana, dopo l’anteprima di venerdì 11 al Festival di Cannes. «Nelle sue memorie - scrive Jon Wengstr”m dello Svenska Filminstitutet - Bergman racconta di essere entrato in crisi già quattro giorni dopo l’inizio delle riprese: “Conobbi gli attori baltici esuli che dovevano partecipare al film. Fu uno shock.
All’improvviso capii che genere di film avremmo dovuto fare - proseguiva Bergman - Tra gli attori scoprii una tale ricchezza di storie ed esperienze di vita che l’intreccio malamente sviluppato di “Ciò non accadrebbe qui mi” sembrava quasi oscenò. Bergman e il direttore della fotografia Gunnar Fischer (che filmò nove dei dodici film realizzati dal regista negli anni Cinquanta) riuscirono a creare un’atmosfera inquietante, e “Ciò non accadrebbe qui” mostra anche alcune scene girate nel centro di Stoccolma che rappresentano una particolarità unica nell’opera di Bergman. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero