Mengoni sbarca a Roma, il tour al Palalottomatica fa il pieno

Mengoni sbarca a Roma, il tour al Palalottomatica fa il pieno
Rieccolo Marco Mengoni, il ragazzo di Ronciglione è di nuovo in tour. È partito da Torino ed eccolo ora sbarcare per due sere, tutte sold out (del resto avviene...

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Rieccolo Marco Mengoni, il ragazzo di Ronciglione è di nuovo in tour. È partito da Torino ed eccolo ora sbarcare per due sere, tutte sold out (del resto avviene così un po' dappertutto), a Roma, al Palalottomatica con questo nuovo MongoliLive2016 (si scrive così tutto attaccato), che avrà un'estensione autunnale e già prevede una terza replica romana, sempre all'ex Palaeur il 25 novembre. Un concerto studiato, dunque, per essere spettacolare. Un viaggio nella sua breve storia («ma mi sono accorto di avere a disposizione già un bel po' di pezzi, tanto da dover fare delle scelte dolorose») iniziata tanti anni fa. «Avevo 14 anni quando ho capito che la musica era importante per me. Andai a fare uno stage di jazz anche se non sapevo nulla e non conoscevo i classici standard, a cominciare da Summertime. Da lì è partita la mia evoluzione» ci raccontava giorni fa la sua storia che poi ha avuto il suo primo exploit a X Factor del 2009, sette anni fa, praticamente una vita. E infatti quel perioso sembra lontanissimo, effetto inevitabile di un carattere che lo porta a cercare sempre nuove mete.


E l'ultima meta è questo show appena varato dove mette insieme un bel po' della sua musica, partendo ovviamente dall'ultimo fortunato album, Le cose che non ho, dal quale ha appena lanciato l'ultimo singolo, Solo due satelliti (scritta da Giuliano Sangiorgi). Una scaletta fatta di 24 titoli e che va da Ti ho voluto bene veramente a Guerriero, con il supporto di una band chiamata a spingere sulla ritmica e sui fiati, tanto per dare il segno della fascinazione che Marco prova per la black music. Ci sono anche alcune citazioni (Donna Summer e Michael Jackson) e un paio di divagazioni, da una parte Freedom di Pharrell Williams, dall'altra l'omaggio a Prince con Kiss come fuori programma di cui confessa: «Con David Bowie, Prince è stato uno dei miei riferimenti musicali forti, ho sempre cercato di emularli entrambi».

 

Ma la musica oggi, si sa, non è tutto nell'allestimento dei concerti: «Il mondo musicale oggi va in questo modo, bisogna unire l'estetica al messaggio» commenta. Così, durante la fase di costruzione dello show ha invitato espressamente la sua squadra a inventarsi qualcosa di nuovo, ovviamente senza tirarsi indietro. Nel senso che, con il suo carattere determinato e perfezionista, ha praticamente messo il naso in ogni fase dello spettacolo, compresi, appunto, i colpi di scena. «Detesto le pedane che si allungano in mezzo al pubblico - ci ha raccontato - per questo ho detto che mi sarebbe piaciuto avere due palchi e un meccanismo per traslarmi da una parte all'altra». Detto fatto. Marco durante il concerto viene issato su una poltrona volante e, sospeso nell'aria, sorvola la platea, mentre due schermi mobili scivolano sulle teste del pubblico: «Mi piace tantissimo. E dire che soffro di vertigini. Ma l'entusiasmo del pubblico me le fa dimenticare». L'adrenalina, si sa, è una grande medicina.
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Il Messaggero