Il Maxxi celebra la grande architettura di Zaha Hadid

Uno dei rendering in mostra al Maxxi
Potente e visionaria, l'opera di Zaha Hadid è al centro di una grande mostra allestita da domani al 14 gennaio...

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Potente e visionaria, l'opera di Zaha Hadid è al centro di una grande mostra allestita da domani al 14

gennaio negli spazi del Maxxi, forse i più noti da tra quelli lei progettati in Italia. È proprio il rapporto con il bel paese
del famoso architetto anglo-iracheno, scomparsa improvvisamente un anno fa, a costituire il focus dell'indagine critica promossa dal museo romano sulle sue «utopie realizzabili e realizzate».

«Una festa dell'architettura», ha detto alla vernice per la stampa la presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri sottolineando l'accostamento tra "L'Italia di Zaha Hadid" con l'altra rassegna di questa stagione espositiva dedicata all'americano Yona Friedman, architetto altrettanto famoso e influente, ma profondamente diverso con i suoi concetti di mobilità e trasformazione. «Sento molta malinconia per una mostra su Zaha, ma senza Zaha - ha proseguito - ma soprattutto si sente il peso della responsabilità» nel raccontare la produzione di questa «regina dell'architettura mondiale», affascinata e tentata dalla cultura italiana.

«Durante la realizzazione del Maxxi - ha spiegato Melandri - mi raccontava che il suo sogno era il Barocco romano», con le sue curve e la spettacolarità, che costituiscono la sua cifra anche nel caso del museo. Un capolavoro, contenitore straordinario, «con cui ogni giorno dobbiamo fare i conti per imparare sempre di più sul lavoro della Hadid». Non a caso, ha aggiunto Margherita Guccione, direttore del Maxxi Architettura e
curatrice dell'esposizione (con Woody Yao), "L'Italia di Zaha Hadid" non è un semplice tributo, bensì costituisce l'avvio di fondamentali studi critici sul suo lavoro e sull'impatto avuto a livello planetario.

La mostra è stata infatti realizzata in collaborazione con lo Zaha Hadid Design, Zaha Hadid Architects e la Fondazione Zaha Hadid, per riuscire a illustrare una parte importante della produzione di chi ha saputo ridefinire l'architettura del XXI secolo catturando l'immaginazione di tutto il mondo. Ecco dunque che nella Galleria 5 del Maxxi, lo spazio più contraddistinto dai suoi segni dinamici, l'opera della Hadid manifesta quel rapporto continuativo e solidale con il mondo del design che lo contraddistingue. «In questa condizione unica - ha detto la
Guccione - si riesce a capire con immediatezza come la scala dello spazio converga con quella dell'oggetto».

Un percorso di grande, contemporanea suggestione che prende le mosse dai dipinti ispirati al Suprematismo di Malevich o i bozzetti pittorici e i modelli tridimensionali, dalle rappresentazioni virtuali agli studi interdisciplinari per
l'utilizzo di nuove tecnologie, rende evidente lo sforzo costante di ricerca pionieristica e di indagine nella
progettazione. E al tempo stesso ribadisce l'intenso e duraturo rapporto di Zaha Hadid con l'Italia. «Non solo il Barocco - ha spiegato la curatrice - ma anche l'architettura di Moretti e Nervi o i vasi della Certosa di San Martino».
Tra i progetti italiani, figurano infine il Terminal Marittimo di Salerno (recentemente inaugurato), il Messner

Mountain Museum a Plan de Corones, il progetto City Life (quasi completato) a Milano e, naturalmente il Maxxi, di cui sono esposti anche i primi bozzetti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero