Il Maestro Roberto Abbado: «A Parma Verdi è nel dna delle persone»

Il Maestro Roberto Abbado
«A Parma succede anche questo. Che un portantino della stazione si rifiuti di caricare i bagagli di un viaggiatore in partenza. Se il viaggiatore è un tenore che non...

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«A Parma succede anche questo. Che un portantino della stazione si rifiuti di caricare i bagagli di un viaggiatore in partenza. Se il viaggiatore è un tenore che non ha reso giustizia a Verdi. Il portantino aveva riconosciuto il Manrico del Trovatore andato in scena la sera prima. A lui non era piaciuto e quindi... servizio sospeso. Qui la lirica è nel Dna delle persone. E il festival dedicato a Verdi, oltre a essere un appuntamento internazionale, rappresenta un momento centrale della vita culturale e sociale della città».


Il Maestro Roberto Abbado presenta la prossima edizione della manifestazione che ha diretto negli ultimi tre anni e che guiderà (è stato appena riconfermato) nel prossimo triennio. Un’edizione speciale, quella del 2020, tra Parma e Busseto, dal 24 settembre al 18 ottobre, perché cade nell’anno di Parma Capitale Italiana della Cultura.

«E Verdi è un simbolo artistico e profondo dell’unità del Paese e la sua musica è da sempre assimilata nella coscienza nazionale. Era un intellettuale che sapeva parlare a tutti. Capace di comporre grandi affreschi e capolavori intimissimi. Quello che cerchiamo di fare, insieme con il Teatro Regio, è restituire una lettura non scontata dei suoi lavori e una selezione di titoli che racchiudano un po’ tutto», aggiunge il direttore d’orchestra, milanese, 65 anni, nipote di Claudio Abbado «un genio e uno zio. Mi manca la sua presenza professionale e personale. Le domeniche a pranzo a casa dei nonni sono un ricordo indelebile. Lui piemontese, lei siciliana, si servivano solo piatti del Sud. Claudio, che era già richiesto in tutto il mondo, cercava sempre di non mancare».

 Atteso a giorni al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi dove dirigerà
Roberto Devereux di Donizetti, con la regia di McVicar, e all’Opera di Roma a maggio per la Luisa Miller con la regia di Damiano Michieletto («ci tengo molto, è un lavoro bellissimo»), ha appena presentato i titoli e la linea del Festival di Parma: I Lombardi alla prima Crociata (opera che inaugura con la regia di Hugo De Ana, dirige Daniele Callegari, in diretta su Rai Cultura, Rai5 e Radio3), Rigoletto (regia di Pierfrancesco Maestrini, dirige Alessandro Palumbo), Macbeth nella versione francese in un allestimento site specific nella Chiesa di San Francesco del Prato (regia di Yannis Kokkos, dirige Roberto Abbado), Ernani, eseguito in forma di concerto con il Maestro Michele Mariotti. Valerij Gergiev sarà protagonista di un concerto sinfonico e Luca Salsi, la star del gala verdiano.

Tra gli interpreti Enkhbat Amartuvshin, Roberto Aronica, Yolanda Auyanet, Giorgio Berrugi, Jean-François Borras, Eleonora Buratto, Michele Pertusi, Dimitri Platanias, Davinia Rodriguez, Fabio Sartori, Roberto Tagliavini, Riccardo Zanellato. Con la Filarmonica Arturo Toscanini, il Coro del Teatro Regio di Parma, i complessi artistici del Teatro Comunale di Bologna e l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.

Luigi Lo Cascio e Marco Baliani saranno protagonisti di 
AroundVerdi. Mentre la quinta edizione di Verdi Off darà spazio e corpo alla danza con una creazione commissionata in prima assoluta a Ron Howell e lancerà l’invito a spettatori e artisti a prendere parte alla rassegna diffusa partecipando Verdi Off Wants You!

«Abbiamo mantenuto i quattro titoli, rinunciando però, per problemi di budget, al quarto allestimento. Ernani, infatti, verrà proposto in forma di concerto. Saranno comunque quattro serate consecutive, formula fondamentale per il pubblico straniero che arriva qui per l’occasione. In concomitanza poi con la nomina di Capitale europea. E incredibile quante persone si muovano dall’estero. E quindi avremo momenti popolari con il Verdi Off e la Verdi Parade. In cartellone titoli più rappresentati, anche se qui lavoriamo sulle edizioni critiche, e proposte ricercate come il
Macbeth in lingua francese, del 1865, che raramente viene messa in scena».


Una selezione a prova del loggione più esigente d’Italia? «Qui l’opera scalda gli animi, viene vissuta con passione. Ed è bello che sia così. In una società dove le notizie si commentano via sms e tweet, a Parma in nome della musica ci si commuove e si prende pure fuoco». 
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Il Messaggero