I perché del “Delitto Neruda” raccontati al Maxxi da Roberto Ippolito

Roberto Ippolito
Una tragica vicenda dei tempi nostri proposta dal più importante museo di arte contemporanea. Roberto Ippolito, in un dialogo con Andrea Vianello, spiega i perché...

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Una tragica vicenda dei tempi nostri proposta dal più importante museo di arte contemporanea. Roberto Ippolito, in un dialogo con Andrea Vianello, spiega i perché del suo libro “Delitto Neruda” pubblicato da Chiarelettere partecipando a #iorestoacasa con il Maxxi. Alle 14 di sabato 28 marzo  racconta, con la conversazione svolta dalle abitazioni del due partecipanti, la sua grande inchiesta internazionale tesa ad accertare le vere cause della fine di Pablo Neruda, ufficialmente attribuita al cancro alla prostata: “Il poeta Premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet” si legge sulla copertina.


Roberto Ippolito con “Delitto Neruda” contribuisce quindi a tenere aperte, anche se virtualmente, le porte del Museo nazionale delle arti del XXI secolo, attraverso contenuti culturali sempre nuovi, in base all’iniziativa concepita da Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione del museo romano. Il video della conversazione con

Andrea Vianello viene diffuso sui canali social (Facebook, Instagram, YouTube, Twitter e Telegram) ed è successivamente scaricabile. Ippolito ha scritto un romanzo-inchiesta tragicamente reale, sulla morte di Neruda, svelandone ogni dettaglio: la cartella clinica è scomparsa, manca l'autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.


«Il mondo deve sapere la verità sulla morte di mio zio Pablo»: sono le parole del nipote Rodolfo Reyes Muñoz scritte sulla fascetta del libro presentato al Maxxi di Giovanna Melandri con #iorestoacasa.

Il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell'amore e dell'impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa María di Santiago domenica 23 settembre 1973, dodici giorni dopo il golpe militare in Cile di Augusto Pinochet e la deposizione del presidente e amico Salvador Allende.

All’indomani sarebbe partito per il Messico dove avrebbe potuto capeggiare un governo in esilio. Il decesso avviene nella camera 406. E c’è una singolare coincidenza: nella stanza accanto, la 402, morirà avvelenato anche l'ex presidente Eduardo Frei Montalva, oppositore del regime. Ovunque c’è terrore e morte mentre Neruda chiude gli occhi. Le sue case devastate, i suoi libri incendiati nei falò per strada. Anche la poesia è considerata sovversiva.

Ippolito, autore di libri d’inchiesta di successo ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell'inchiesta giudiziaria condotta da Mario Carroza in corso dal 2011, e non solo.


Per la drammatica ricostruzione, l'autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, tv, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia. Il libro è scritto con il rigore dell'inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista. Quando subisce una perquisizione a Isla Negra tre giorni dopo il colpo di stato, Neruda dice a un ufficiale: “Cerchi pure, capitano! Qui c’è una sola cosa pericolosa per voi!”. “Cosa?”. “La poesia!”.
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Il Messaggero