Hodler, Monet, Munch: a Parigi uno strano confronto fra i tre pittori

Claude Monet Norvège, les maisons rouges à Björnegaard 1895 Huile sur toile 65 x 81 cm Paris, Musée Marmottan Monet © The Bridgeman Art Library
Cosa avranno mai in comune Ferdinand Hodler, Claude Monet ed Edvard Munch? Il primo è uno svizzero nato nel 1853 e morto nel 1918, il secondo è un francese nato nel...

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Cosa avranno mai in comune Ferdinand Hodler, Claude Monet ed Edvard Munch? Il primo è uno svizzero nato nel 1853 e morto nel 1918, il secondo è un francese nato nel 1840 e morto nel 1926, e il terzo è un norvegese nato nel 1863 e morto nel 1944. Questi tre acclamati pittori, protagonisti di una mostra aperta presso il musée Marmottan di Parigi, non si sono mai incontrati e sono sempre stati classificati in tre diverse categorie: post impressionismo, impressionismo e simbolismo. Ma pur appartenendo a tre generazioni differenti sono dei contemporanei, avendo vissuto nell’Europa del grande cambiamento, tra la prima e la seconda guerra mondiale.


La retrospettiva parigina, intitolata Hodler Monet Munch. Peindre l’impossible, curata da Philippe Dagen ed aperta fino al 22 gennaio 2017, accosta le opere di questi tre grandi artisti viaggiatori, osservatori e sperimentatori: Monet, partendo dalla sua quieta e soleggiata Giverny, è giunto fino all’incontaminata Norvegia, Hodler, maestro degli autoritratti, ha scalato le vette dei ghiacciai alpini, Munch, il padre del famoso Urlo, ha fatto su e giù dal nord al sud dell’Europa cercando di fissare al meglio, nella mente, il cangiante spettacolo della natura. Lo scopo di tutti e tre era quello di dipingere l’impossibile

Per Monet l’ardua impresa era la rappresentazione dell’acqua con l’erba che ondeggia su un fondale: uno spettacolo straordinario dal vivo, ma che renderebbe pazzo chiunque si cimenti nella sua rappresentazione pittorica. Per il musée Marmottan, l’impresa è stata quella accostare per la prima volta ai propri tesori una serie di opere provenienti dal Munchmuseet di Oslo e da diverse collezioni private con l’intento di sollecitare un fruttuoso confronto tra tre grandi miti della storia dell’arte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero