Al cinema Il libro della Giungla con le voci di Servillo e Marcorè

Esce il 14 aprile in oltre 700 copie la nuova versione cinematografica de Il libro della Giungla, tratta dal romanzo di Rudyard Kipling, scritto nel 1894. Sul grande schermo la...

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Esce il 14 aprile in oltre 700 copie la nuova versione cinematografica de Il libro della Giungla, tratta dal romanzo di Rudyard Kipling, scritto nel 1894. Sul grande schermo la storia del piccolo Mowgli, il bambino-lupo cresciuto tra gli animali e costretto a tornare nel villaggio degli uomini per sfuggire alla furia vendicativa della tigre Shere Kahn, è oggi rivisitato in chiave live action e in versione 3D. Gli animali appaiono reali grazie alla costruzione con l’animazione fotorealistica: ne risulta un film spettacolare in cui l’unico attore in carne ed ossa, il piccolo Neel Sethi, il bambino che interpreta Mowgli, recita immerso in schermi green, fondendo realtà e mondo in CGI.

 
Diretto da Jon Favreau (regista di Iron Man e Iron Man 2), il lungometraggio nella versione italiana si fregia di un accurato lavoro di doppiaggio: Toni Servillo regala sobrietà ascetica alla sua Bagheera, Neri Marcorè è Baloo, l'orso cialtrone ma di buon cuore, mentre Giovanna Mezzogiorno riesce ad essere seducente e pericolosa nel ruolo del serpente Kaa. Le altre due guest star italiane sono la mamma lupo Raksha, che ha il timbro rassicurante di Violante Placido e Giancarlo Magalli che torna dopo venti anni in casa Disney, quando aveva doppiato Filottete in “Hercules“, dando voce e comicità a King Louie.
 
«Con i film Disney – ricorda Servillo – ho avuto un rapporto intenso sia da bambino che adesso, come papà. Il mio lungometraggio preferito è La spada nella roccia. La pantera Baghera indica a Mowgli la strada dell'esperienza, per stare a riparo dalle insidie e tenersi in piedi sulle proprie gambe. È un film formativo».
 

Prima di questa esperienza, l’attore protagonista de La grande bellezza, premio Oscar diretto da Paolo Sorrentino, non aveva mai lavorato nel mondo del doppiaggio. «Mi sono messo a completa disposizione del personaggio. Ho avuto la fortuna di ascoltare la versione inglese doppiata da Ben Kingsley, che dava al personaggio la nobiltà propria dell'accento inglese. In italiano non si può riproporre, ma si può creare quell’atmosfera di attenzione e responsabilità».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero