Il rock contro le bombe, per i Giorni Anomali "Live in Donbass" e carovana di aiuti umanitari nella Nuova Russia

Il rock contro le bombe, per i Giorni Anomali "Live in Donbass" e carovana di aiuti umanitari nella Nuova Russia
Per la loro prima volta all'estero hanno scelto un posto martoriato dalla guerra. E a proposito di prime volte: lì una band europea non ci aveva ancora messo piede,...

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Per la loro prima volta all'estero hanno scelto un posto martoriato dalla guerra. E a proposito di prime volte: lì una band europea non ci aveva ancora messo piede, né chitarre. Il rock contro le bombe tra la Russia e l'Ucraina, nel bacino del Donec: il 28 e 29 maggio per il gruppo viterbese dei Giorni Anomali scatta l'operazione "Live in Donbass". Che non sarà solo a suon di note: «Porteremo aiuti, ma tutto questo farà crescere anche noi, a livello artistico e umano».


Federico Meli (voce), Stefano Capocecera (basso), Alessio Forlani e Riccardo Aquilanti (chitarre), Federico Maragoni (batteria) stanno mettendo insieme fondi, medicine, giocattoli per i bambini, viveri. Non solo musica, dunque. E in questo sono supportati da due associazioni internazionali, che prenderanno parte insieme a loro alla spedizione: Save the Donbass people e Coordinamento solidale per il Donbass. «Abbiamo dei contatti con alcuni italiani che si trovano in quei luoghi – dice Meli, il frontman della band – e così abbiamo ricevuto un invito ufficiale del governo delle Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk».

Perché "Live in Donbass"? «Per portare aiuti umanitari alle popolazioni martoriate dalla guerra Russo-Ucraina. Partiremo da Viterbo con un furgone e raggiungeremo gli altri due mezzi delle associazioni nel nord Italia». Poi il percorso sarà comune verso la Nuova Russia. Sul doppio evento le aspettative sono alte. Da qualunque parte la si guardi. «Vivere un altro tipo di mondo – continua Meli - era anche un nostro bisogno. Non andiamo solo ad aiutare, ma a vedere posti e situazioni di cui spesso non si prende in considerazione neanche l'esistenza. Purtroppo ultimamente l'attenzione su questo problema si è affievolita, invece c'è necessità di fare qualcosa. Per noi sarà un'occasione di crescita, artistica e umana». La raccolta è ancora in corso, per chi volesse contribuire basta contattare il gruppo, anche tramite i social network.


L'ultimo lavoro della band è uscito a cavallo tra il 2015 e il 2016, si intitola "Quello che non si impara a scuola". Tipo un'esperienza del genere. E poi uno si chiede perché si chiamano Giorni Anomali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero