Giorgio Poi stasera in concerto all’Auditorium: «Il mio "Gommapiuma" mi ha salvato la vita»

Il cantautore Giorgio Poi
È considerato uno dei cantautori più talentuosi e ispirati della sua generazione. Manca dai palchi da tre anni. E ha appena pubblicato un disco,...

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È considerato uno dei cantautori più talentuosi e ispirati della sua generazione. Manca dai palchi da tre anni. E ha appena pubblicato un disco, “Gommapiuma”, che è stato tra i più acclamati dalla critica nel 2021. Ecco tre buoni occasioni per non perdervi il concerto di Giorgio Poi di stasera all’Auditorium Parco della Musica. Il 35enne cantautore – novarese di nascita, romano d’adozione, ma cittadino del mondo: negli ultimi anni ha viaggiato tra Italia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, dove nel 2018 ha aperto i concerti della band francese dei Phoenix – arriva nella Capitale per presentare dal vivo “Gommapiuma”, il suo terzo disco da solista, uscito a dicembre: omaggi al cantautorato italiano con la “c” maiuscola (Dalla, su tutti), atmosfere senza tempo, canzoni che arrivano dritte al cuore.


Ha chiuso con l’indie?
«Io non mi sono mai definito un cantautore indie. Agli esordi molti mi affibiarono l’etichetta di Mac DeMarco italiano, ma oltre a usare il chorus sulla chitarra e a indossare un cappellino, onestamente non capivo cosa avessi in comune con lui. Se devo dirla tutta, non credo abbia molto senso parlare di indie: per me non ne ha mai avuto».
Perché?
«Perché "indie" non è un genere musicale: è una parola che indica il modo in cui la musica viene commercializzata».
E come definisce il genere che accomuna i dischi dei cantautori della sua generazione?
«Cantautorato, molto semplicemente».

La scena si è esaurita?
«Sì. Quel momento d’oro della nuova musica italiana si basava anche su un’intensa attività live dei suoi protagonisti. Tutto si è fermato con la pandemia. Veniamo da due anni in cui i concerti praticamente non esistono. Non so nemmeno se torneremo ad assistere a concerti come facevamo fino al febbraio del 2020, con il pubblico in piedi, nessun distanziamento».
Quanto è finito di questi due anni in “Gommapiuma”?
«Molto. Ho scritto questo disco in un momento in cui alla mia fragilità personale si sommava quella dell’intera specie. Se non sono andato in frantumi, lo devo a queste canzoni, che ho immaginato come un abbraccio: cercavo rassicurazione. A Roma lo suonerò per intero, come ho fatto la scorsa settimana a Milano».
Dove è venuta a trovarla Elisa, con la quale ha inciso “Bloody Mary”. A Roma chi ci sarà?
«Non lo so, vedremo se ci saranno effettivamente delle sorprese. Nel caso di Elisa, è stata una casualità: si trovava a Milano per promuovere il suo disco e mi ha fatto un regalo, presentandosi sul palco».
È considerato un erede di Lucio Dalla, del quale domani l’1 marzo cadrà il decennale della morte: lo omaggerà in qualche modo durante il concerto?


«No. Piuttosto che la loro scomparsa, preferisco ricordare la nascita delle persone: mi sembra un momento più importante, più bello da celebrare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero