Giacomo Balla, a 150 anni dalla nascita apre al pubblico la sua favolosa casa museo di Roma

Giacomo Balla, a 150 anni dalla nascita apre al pubblico la sua favolosa casa museo di Roma
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«Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto». Così scrivevano Giacomo Balla e Fortunato Depero nel loro Manifesto per la ricostruzione futurista. Furono fedeli ai loro principi, e ne tennero conto anche nell’arredare le proprie case. 

 

Il 18 luglio saranno 150 anni dalla nascita del grande artista, scultore, pittore e “parolibero” e, per celebrare la ricorrenza, il Maxxi ha deciso di celebrarlo con una grande mostra, “Dalla casa all’Universo e ritorno”, che prevede anche la riapertura, assolutamente eccezionale e su prenotazione, della leggendaria abitazione di Balla a Roma, in via Oslavia 39 B. In quella casa al quarto piano l’artista ci visse con la moglie per trent’anni, dal 1929 fino alla morte, avvenuta nel 1958, quando aveva 87 anni. 

La casa è un vero “progetto totale” fatto di pareti dipinte, mobili e utensili stranissimi e dipinti a mano, che ne fanno una vera opera d’arte a sé stante. Si può dire che non ci sia nulla che non sia stato, in qualche modo, toccato dal suo genio, dalle cravatte nel guardaroba ai soprammobili. Finché vissero le figlie Luce e Elica, che continuarono a vivere in quel caleidoscopio di colori, tutto rimase sostanzialmente inalterato. Negli anni Settanta, arrivò di persona l’avvocato Gianni Agnelli, che voleva a tutti costi comprare la tela “Velocità”, che oggi è all’ingresso del Lingotto.

 

Balla arrivò a Roma nel 1895, dalla natia Torino, e vi restò praticamente tutta la vita, a parte una parentesi parigina. A lungo, per quella casa di cui avrebbero dovuto occuparsi i beni culturali, si gridò allo scandalo. Per sostenere il mantenimento di quella casa-museo, gli eredi hanno utilizzato i proventi della vendita di serigrafie, di tappeti. Ora, grazie all’interesse delle strutture (e in particolare della Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio, della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Mic e il contributo della Banca d’Italia, oltre a sponsor privati), il sogno di aprire finalmente al pubblico questo luogo di sogno è diventato realtà. Con l’obiettivo finale, si auspica, di una apertura permanente.

 

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Il Messaggero