«Sono felice di aver lavorato qui a Cinecittà, e in Italia, con voi che siete stati una fantastica troupe. Abbiamo fatto un gran film, anche perché qui abbiamo...
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L’impresa per Clooney, in veste di attore, regista e produttore, è dunque finita. Così come le sue personali “vacanze romane”. L’avventura negli studios sulla via Tuscolana aveva debuttato intorno al 7 agosto scorso, dopo i ciak battuti in Sardegna, a Sutri e a Viterbo. Tre settimane esatte a Roma di intensi set al cardiopalma, visto che le scene girate erano legate agli interni degli aerei, nientemeno che i bombardieri americani del calibro di Junker e B-25 che hanno partecipato al conflitto bellico. Set straordinari tra scenografia ed effetti speciali. Come racconta Enzo Sisti, il produttore esecutivo, sono stati coinvolti due teatri interi. «La difficoltà delle riprese è stata grande - dice Sisti - Le scene dovevano riprodurre le situazioni concitate all’interno degli apparecchi, nella simulazione del volo».
La tecnologia degli effetti speciali è stata al servizio del copione e delle idee di Clooney per simulare «i movimenti dell’aereo, quelli più complessi e arditi, sia in picchiata, sia in virata», racconta Sisti. Lui, Clooney, è rimasto sempre dietro la macchina da presa: «In queste scene non era protagonista, lo erano gli aviatori che, da plot, vengono mandati in missione dal comando generale, per bombardare vari siti italiani». Di fatto, a Roma sono nate le sofisticate scene degli interni degli originali bombardieri statunitensi che nella realtà hanno volato in Sardegna per due mesi all’aeroporto di Venafiorita vicino Olbia, dismesso negli anni ‘60 del secolo scorso e che Clooney ha rianimato - con fior di autorizzazioni - a suon di allestimenti. Non a caso, la serie televisiva punta molto sulle scene di aerei in azione, che decollano, volano, combattono, atterrano, precipitano.
Scene complesse davvero. «Ma la professionalità è stata alta, a cominciare da Clooney: lui è il leader e tutto dipende sempre da lui», ricorda Sisti.
Il Messaggero