Roma, "Chi ha paura del gender?": la sigla del Gay Village contro le discriminazioni (e Sentinelle in piedi)

E' una risposta cantata e ballata, ma non per questo meno efficace, alle folli teorie riparative dell'omosessualità e a quanti, ancora oggi, pretendono di voler...

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E' una risposta cantata e ballata, ma non per questo meno efficace, alle folli teorie riparative dell'omosessualità e a quanti, ancora oggi, pretendono di voler cambiare l'orientamento sessuale di ragazzi e ragazze. E' una sigla che è un inno contro le discriminazioni e i pregiudizi, quella che aprirà e chiuderà ogni giornata della quindicesima edizione del Gay Village. Realizzata dai Cut, vede fronteggiarsi il professor Ghender (interpretato da Federico Pacifici), nel ruolo di un docente di teorie riparative, e Vladimir Luxuria, preside di un college in cui, invece, si rispettano tutti gli orientamenti sessuali. Il primo viene chiamato dalla mamma di una studentessa, interpretata dalla brava Kristine Von Troise (affermata vocalist delle principali notti arcobaleno della capitale): «Mia figlia è lesbica, faccia qualcosa per lei». Il professor Ghender – libri alla mano - promette di poterla aiutare, facendola diventare eterosessuale: «La correggeremo, la rimetteremo a posto». Per questo invia nella scuola di Vladimir Luxuria una “spia”, che ha il compito di adescare la studentessa lesbica, per sottoporla ad una di queste terapie. E per farlo, la sequestra, portandola al cospetto di un gruppo che ricorda quello delle Sentinelle in piedi. Ma il finale, a sorpresa, ribalterà i piani del professor Ghender.

 
“Who is afraid of Gender”, questo il titolo del video, è interpretato da due voci molto amate dai gay, Immanuel Casto e Romina Falconi, e vede la partecipazione della giovane attrice Marica Cotognini, del duo dei Karma B, del nuotatore olimpionico Alex di Giorgio e di Eva Grimaldi, nel ruolo di una professoressa. «Sono felicissima di aver preso parte, proprio in questo momento storico, ad un progetto di grande qualità tecnica ed artistica - dichiara la Grimaldi - ho interpretato una docente impegnata a spiegare ai suoi alunni che Shakespeare avrebbe potuto parlare anche di una storia tra due uomini o due donne, ma l'essenza dell'amore narrata da un grande classico come Romeo e Giulietta, avrebbe avuto il medesimo sapore, qualsiasi sia la sessualità dei suoi protagonisti. Perché l'Amore non ha sesso né definizione, l'Amore è una sensazione, un sentimento». Centotrenta le persone impiegate, fra troupe e cast. Nella sigla si nota anche una esibizione dei Vanity Crew, gruppo di ballerini sui tacchi che hanno già incantato il pubblico di Italia's Got Talent. 


Il brano firmato da Casto e Falconi, spiegano gli organizzatori della kermesse, «è stato scritto pensando ad una canzone che potesse uscire fuori dal perimetro del Parco del Ninfeo e della città». Per la prima volta infatti, la sigla non cita il Gay Village e sottolinea «la battaglia per l’inclusione contro il timore del gender e della sua divulgazione»: un inno, quindi, di tutta la comunità omosessuale, nel nome dell'uguaglianza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero