Gabbani, da cantante a conduttore tv: «Così mi disintossico dalla dipendenza dai like»

Anche se c'è un nuovo album nel cassetto pronto per essere spedito nei negozi, Volevamo solo essere felici (uscirà il 22 aprile), evidentemente a Francesco...

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Anche se c'è un nuovo album nel cassetto pronto per essere spedito nei negozi, Volevamo solo essere felici (uscirà il 22 aprile), evidentemente a Francesco Gabbani la musica non basta più. Mentre esordisce come attore al cinema nel film La donna per me di Marco Martani, il 39enne cantautore toscano si prende la prima serata di Rai1 con uno show green, Ci vuole un fiore, che venerdì 8 aprile lo vedrà indossare i panni di conduttore per parlare di temi importanti come la sostenibilità e il futuro del Pianeta. Non un debutto assoluto: nel 2017, nel bel mezzo del successo di Occidentali's karma, con la quale vinse il Festival di Sanremo battendo Fiorella Mannoia, Gabbani venne scelto per condurre gli MTV Awards. «Ma questo è un programma vero, che firmo anche come autore», dice lui, che sarà accompagnato da Francesca Fialdini e da ospiti che vanno da esperti come il fisico premio Nobel Giorgio Parisi e l'astronauta Luca Parmitano a colleghi come Morgan e Ornella Vanoni.

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L'idea di chi è stata?
«Della Rai. Hanno pensato a me perché nel settore è noto che ho un rapporto speciale con la natura. Non sono un attivista, ma mi sento green».
Cioè?
«Sono particolarmente sensibile ai temi dell'ecosostenibilità. Mi impegno a fare la raccolta differenziata, e non è mica semplice farla nel modo corretto. Cerco di usare il meno possibile lo sciacquone del wc. Mi sposto per lo più in bicicletta. Durante il programma parleremo di tutti questi piccoli gesti quotidiani che possiamo fare per salvaguardare il Pianeta. Parleremo anche di Ucraina: è impensabile che ci siano ancora conflitti armati (nel 2017 rappresentò l'Italia all'Eurovision, che quell'anno si svolse a Kiev, ndr). Mischieremo divulgazione e varietà. Se mi avessero proposto di fare un one man show come quelli di altri miei colleghi non so se avrei accettato».
Si riferisce a Mika e Fiorella Mannoia?
«Sì. Non critico quel formato e rispetto i loro show, che intrattengono. Ma volevo qualcosa di diverso, sdoganando in prima serata certe tematiche».
Mika condurrà insieme a Laura Pausini e Alessandro Cattelan l'Eurovision, al quale lei partecipò nel 2017: le spiace non essere stato coinvolto?
«No: credo che il linguaggio e il modo dell'Eurovision non mi appartengano per niente».
A cosa si riferisce?
«Alla tipologia di manifestazione. È una sorta di circuito chiuso in sé stesso: non mi interessa essere paladino di quel contesto in vesti diverse da quelle del cantante».
Il progetto iniziale di Ci vuole un fiore prevedeva più puntate: cos'è successo?
«Abbiamo deciso di ridurre tutto a una sola puntata per essere più incisivi. E poi questa è una cosa nuova anche per la Rai».
Perché Drusilla Foer, inizialmente attesa, non ci sarà?
«Gianluca Gori, mi piace chiamarlo così, perché Drusilla è un personaggio dell'attore, sta portando avanti un tour teatrale e i suoi impegni erano incompatibili con il programma».
La prima canzone del nuovo album si intitola Tossico indipendente: è un outing sull'argomento droghe?
«No. Esistono anche altri tipi di dipendenza. Nel caso di un cantante può essere quella dei like e dei Dischi di platino. Per uscirne serve guardarsi dentro. È quello che ho fatto io con questo album».
Cinque anni dopo, Occidentali's karma e la scimmia sono state più croce o delizia? Risposta secca.
«Cinquanta e cinquanta».
Risposta secca, avevamo detto.

«Onestamente non so rispondere».
Spieghi allora in cosa sono state croce.


«Quel pezzo venne frainteso e in pochi colsero il messaggio alla base del testo (che citava il saggio La scimmia nuda dello zoologo Desmond Morris, ndr). Mi è servito da lezione: ora non mi interessa che tutti capiscano per forza quello che faccio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero