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Il NUOVO IMAIE TALENT AWARD ha celebrato il suo decimo anniversario e si è tenuto al Lido di Venezia venerdì 6 settembre alle 16.00, come in passato, nell’ambito dell’Italia Pavilion – Sala Tropicana all’Hotel Excelsior. L'attrice Teresa Saponangelo ha assunto il ruolo di madrina, premiando due giovani artisti, un uomo e una donna, scelti tra gli interpreti dei film che sono sia in concorso che non in concorso presenti alla Mostra del Cinema. Così come era avvenuto l’anno precedente, la cerimonia di premiazione è stata trasmessa su Il Messaggero.it. La conduzione dell'evento è stata affidata a Alvaro Moretti, vice direttore de Il Messaggero, e Cristiana Tomei, ufficio stampa del NUOVO IMAIE.
La selezione dei vincitori è stata a cura del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI) e del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). Durante l'evento, era presente la vincitrice dell’anno precedente, Sara Ciocca, per il passaggio simbolico del testimone. Alessandro Borghi, vincitore della prima edizione del NUOVO IMAIE TALENT AWARD, ha ricordato con affetto il momento della sua premiazione. Il noto attore protagonista del film in concorso "Campo di Battaglia" regia di Gianni Amelio, si è sempre distinto per le sue interpretazioni, ha spiegato: “Lo ritirai per il mio ruolo in "Non essere cattivo" di Claudio Caligari e sono convinto che mi abbia portato tanta fortuna.
NUOVO IMAIE VENICE AWARD
In seguito al successo dell'anno precedente, si è replicato con il NUOVO IMAIE VENICE AWARD, una cena di gala organizzata in collaborazione con Agnus Dei di Tiziana Rocca Production. Questo evento si è svolto presso la Terrazza Biennale, dove avevano già confermato la loro presenza personaggi iconici provenienti dal mondo del cinema, della tv, della cultura e delle istituzioni.
Durante la serata, il NUOVO IMAIE ha avuto il piacere di assegnare il Premio alla Carriera a Nancy Brilli, Christian De Sica e Michele Placido, riconoscendo l'importante contributo che hanno fornito nel tempo e che continuano a dare all’arte e alla cultura cinematografica e teatrale. Il Premio, una scultura luminosa che riprendeva il logo della collecting, era stato ideato e realizzato appositamente per l'occasione dal maestro Marco Lodola, il quale ha caratterizzato l'opera con il suo inconfondibile stile pop e neofuturistico.
La serata era arricchita da ulteriori riconoscimenti e partecipazioni di rilievo, tra cui Francesco Apolloni, Dolcenera, Chiara Francini.
Intervistando Francesco Apolloni che vince il premio Nuovo Imae Venice Award.
Iniziamo dalla sua presenza quest’anno a Venezia 81, dove ha ricevuto il Premio Nuovo Imae Venice Award, ma non solo ha anche presentato il suo ultimo corto “Sei minuti per farla innamorare”, cosa ci racconta?
“Questo cortometraggio in realtà nasce da una improvvisazione che due attori fecero durante le riprese del mio film “Addio al Nubilato”. Gli attori in questione, erano Adrian Gaeta che interpretava il marito di Chiara Francini. Durante le prove, i due attori si sono chiesti: ma noi come ci siamo conosciuti? La mia formazione proviene dal mondo attoriale, ecco perché mi piace molto lavorare con gli attori. Durante le prove, i due interpreti hanno improvvisato una scena in cui lui cercava di agganciare lei dicendole che aveva avuto un colpo di fulmine, lei ad un certo punto gli risponde “vabbè ti do sei minuti per farmi innamorare”. In realtà, avrei voluto girarla subito quella improvvisazione ma questa cosa non è stata possibile. Dopo tre anni in modo quasi pirandelliano, Martina Ferragamo e Simone Coppo sono venuti da me con la volontà di voler lavorare insieme. Io ho ritirato fuori questo cortometraggio che in realtà è diventato un corto nel corto. Il sapore ovviamente è quello della romantic comedy, anche se in realtà volevo raccontare altro. Spesso i registi e gli scrittori scrivono una sceneggiatura, ma la maggior parte delle volte quando fai le prove con gli attori, sono loro stessi che ci portano in altre direzioni. Ritornando al corto ad un certo punto si interrompe tutto, questo è il primo colpo di scena, perché si capisce che il regista non è soddisfatto, finché lo stesso protagonista a un certo punto insegue l'attrice e il rappresentatore di immagini (Regista) decide di fotografare quello che sta per accadere veramente, cioè di seguire quello che lui pensi sia la realtà della relazione del rapporto che sta nascendo fra i due attori. Quindi, inseguendo la vera emozione, arriverà l'ultimo colpo di scena. Tutto accade in soli 6 minuti.”
Quindi un corto che ha il sapore di meta cinema che si intreccia con la meta realtà vissuta dalle persone reali e non da ciò che gli attori devono interpretare?
“Si esatto, il regista vede che l'attore ha un movimento vero, reale verso la sua parte che a quel punto non è più una parte. In questo preciso momento, il cortometraggio si spezza ed è come se non esistesse più. Il regista decide di inseguirli con un piano sequenza che racconta quello che sta accadendo veramente fra i due attori, probabilmente fidandosi non della propria scrittura ma da quello che è nato nell'incontro tra questi due esseri umani.
Da cosa si è lasciato ispirare?
C'è un film che mi ha ispirato tantissimo, perché volente o nolente tutto quello che noi vediamo, che guardiamo e che viviamo in qualche modo entra dentro di noi e poi lo raccontiamo. Il film che mi ha ispirato è stato: “Effetto Notte” di Truffaut, dove si vede la capacità di un vero regista e la sua definizione, secondo cui, il regista è quell'uomo a cui tutti fanno delle domande e lui deve sempre rispondere anche se non sa la risposta. Truffaut racconta la capacità di cogliere tutto quello che accade anche al di fuori dal set. Cioè, per me fare un film è anche questo, no? Cioè il fascino del cinema è come una specie di mostro. È come un'onda, un'onda che si fa sempre più alta e anche pericolosa, bisogna selfarla. Forse il segreto è quello di non scontrarsi con questa onda, ma di provare a cavalcarla. In quel momento capisci che il tuo film ha un’anima. Non nascondo il fatto che sono sempre curioso di sapere i feedback dei miei attori durante le prove, di capire come si sentono, se quello che stanno interpretando sia realmente ciò che sentono ho una semplice intuizione. Secondo me la capacità di un regista è anche di saper scavare nell’anima di ogni attore e di circondarsi di persone che hanno talento.”
Quindi il suo cortometraggio è come se fosse un tributo al cinema delle origini, si svela il dispositivo cinematografico come ad esempio nel “L’uomo con la macchina da presa” Vertov 1929?
"Sì esatto, succede che il regista da lo stop, il direttore della fotogtafia lascia la macchina da presa per terra mentre essa continua a girare”.
Francesco lei ha vissuto e ha nutrito la sua anima con tantissime arti, iniziando a studiare recitazione alla Silvio D’Amico, cosa è cambiato rispetto a quando ha trascorso lei l’Accademia, secondo lei c’era più spazio per chi voleva intraprendere questo mestiere?
Non lo so, forse oggi ci sono più opportunità e forse il livello si è anche alzato. Sicuramente, ci sono molte più possibilità perché oggi esistono anche le piattaforme e anche grazie alle piattaforme che i film possono essere visti anche dopo un’uscita in sala. Io capisco che c’è chi si lamenta che il cinema sta morendo perché le sale sono vuote, sempre a causa appunto delle piattaforme e dello streaming. Sicuramente vivere il golfo mistico, il fascino della sala, il rito della sala è insostituibile rispetto a vivere quell’esperienza attraverso una piattaforma. Ma c’è da dire una cosa, e anche grazie a queste piattaforme che tantissimi registi, attori che hanno iniziato a fare questo mestiere hanno potuto avere maggiori possibilità. Oggi come oggi ci sono attori di 18 19 anni che in qualche modo riescono ad avere un seguito e anche un mercato ben prestabilito. Certo, oggi il mondo del teatro è molto cambiato, una volta c’erano i grandi, Lavia, Ronconi, Castri, Dario Fò, oggi ci sono altri grandi ma questo è un altro discorso. Una volta fare successo era molto più complicato perché non c’erano i social network, non c’erano tutti questi mezzi di comunicazione. Durante la mia generazione anche attori più talentuosi hanno avuto difficoltà ad emergere ad esempio Pierfrancesco Favino, quando lui fece il mio primo film “La verità vi prego sull’amore” lui aveva 32 anni, rispetto a tutti gli attori emergenti di oggi potremmo dire che riuscito ad emergere molto tardi.”
Come funzionava all'epoca il sistema produttivo?
Intanto prima c'erano il Ministero la RAI e Mediaset, avevamo solo tre interlocutori. Oggi abbiamo la Rai e il Ministero, però abbiamo anche Amazon, Disney, Sky. C'è stata una legge che per quanto abbia subito delle storture (tax credit interno) che comunque ha favorito l'aspetto industriale e produttivo dell'audiovisivo. È stato eliminato sempre per democrazia Il tax credit esterno, che secondo me invece dovrebbe essere ripristinato perché darebbe la possibilità a dei privati di investire nella cultura. Qualcuno dice che c'è, ma in realtà non funziona come funziona in altri paesi, ad esempio il Belgio o gli Stati Uniti, perché si pensa sempre che se un imprenditore investe 100 mila euro in un film sono 100 mila euro evasi, no, in realtà non è così perché quei 100 mila euro che tu dai a me, io ci pago gli attori, le maestranze che a loro volta pagano le tasse. Secondo me, una possibilità che potrebbe incentivare la produzione soprattutto in questo momento un po’ di stallo, è proprio dare la possibilità ai privati di investire nella cultura. Oppure e poi chiudo questo capitolo, in Francia c'è quella che viene chiamata “tassa di scopo”.
Che cosa è la tassa di scopo?
La tassa di scopo è chiunque utilizza l'audiovisivo, YouTube, il cinema, la televisione, paga una piccola tassa allo Stato, che va alle casse chiamiamolo così, del Ministero della Cultura e dello Spettacolo, che a sua volta va a reinvestire nel cinema, che significa? Che il cinema si autofinanzia. Solo che da noi non è ancora possibile perché non è facile scontrarsi con le grandi major americane. Ci si va a scontrare con i grandi interessi di Google, YouTube, le grandi distribuzioni americane, le sale, capisco che non è facile, però questa potrebbe essere una soluzione. Oppure, altra soluzione potrebbe essere l'obbligo di trasmettere film italiani all’estero, la Rai lo fa trasmette film stranieri. In Francia, una quota è destinata sia alla sala, ma anche in radio, nella musica, loro sono molto sciovinisti, quindi difendono il loro prodotto”.
Facciamo un passo indietro, hai recitato con tantissimi attori importantissimi come è stato recitare a fianco ad esempio Adrien Brody?
“Ho girato con lui tre giorni, è stato divertente perché gli americani sono fantastici quando lavorano sono molto umili. È anche se sono delle star riescono a riconoscere la ricchezza, le capacità e il talento degli altri. Recitare con tantissimi attori importanti per me è stato motivo di crescita e di tanto insegnamento”.
Progetti futuri? Sei in cantiere con una nuova serie?
“Si, esatto produrremo insieme alla mia società che si chiama Aporos Group fondata insieme a Settimio Colangelo e insieme a Rai Fiction e andrà in onda su Rai Play, una serie di 8 puntate di 25 minuti che si chiamerà “L'appartamento”.
Di cosa parlerà?
"Racconta la storia di un funzionario in dismissione che vende il possesso dello stesso appartamento a tre coppie diverse, un italiana, una musulmana e una indiana. Quindi il tema è quello delle differenze, dei conflitti fra culture e generazioni diverse. Altro tema sarà l'inclusione dell'imparare a convivere insieme. La sceneggiatura è stata scritta da me insieme a Gianni Cardillo, Valentina Capecci, Giulia Manfredonia che ne curerà la regia. Sono molto grato alla direttrice nonché dottoressa Maria Maria Pia ammirati che ha creduto immediatamente a questo progetto, siamo molto grati perché è stata molto attenta e ci sta dando una grande opportunità, perché noi siamo una società che ha prodotto dei film però si sta affacciando ora alla produzione più strutturata quindi tutto questo per noi sarà sicuramente importante. Un altro ringraziamento va al capo struttura della Rai Leonardo Ferrara.”
Ma avete già iniziato a girare?
“Non ancora, le riprese sono previste fine 2024, 8 settimane a Roma. Siamo in fase di sviluppo e stiamo scegliendo il cast.”
Mi piace chiudere ogni intervista con una domanda filosofica: che cosa è per lei il cinema?
“Ti devo dire qualcosa di personale, sono orfano. Ho vissuto in una famiglia quantomeno atipica nel senso che, io non ho mai conosciuto mio padre; quindi, per me il cinema è famiglia. Per me è proprio ricrearmi una famiglia, questo per me è il cinema”.
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Il Messaggero