Non lasciatevi ingannare da quell'aria timida: Francesca Michielin, 23 anni e tre album all'attivo, detesta essere scambiata per una «ragazzina cucciolotta» e...
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Ma perché voleva fuggire a Bogotà?
«Avevo appena finito il tour ed ero stanca, avevo bisogno di nuovi stimoli. Dal vedere mille persone non vedi più nessuno, devi ritirarti, fermarti per scrivere... Per me è sempre molto tosto».
Nel suo ultimo album esprime tanti sentimenti: rabbia, tristezza, senso di inadeguatezza ma anche forza e senso di rivalsa. È un momento tormentato?
«Per questo album ho scelto tre elementi: il vulcano, il mare e la montagna. Non sono solo elementi naturali ma anche di intenzione. In me c'è un'esigenza dovuta al fatto che mi sento tante cose: ho un animo più esplosivo, uno diciamo più immaginoso e uno più riflessivo. Ho voluto raccontarle tutte senza paura».
Emerge anche un suo lato impegnato, ci sono brani che lei stessa ha definito politici.
«Sì, per esempio ho riflettuto molto su quello che significa sentirsi donna: il brano Lava nasce anche da questo. Ho preso coscienza di certe pressioni e certi preconcetti frutto della società ancora piuttosto maschilista in cui viviamo».
Se la prende anche con il volontariato perbenista, cosa intende dire?
«Sì, il brano Bolivia nasce da una riflessione su cos'è per me l'etica e su quanto spesso si parli di etica a vanvera e si urli al cambiamento stando seduti sul divano di casa».
E cosa fa Francesca Michielin di concreto ed etico?
«È da quando ho 11 anni che faccio volontariato ma non mi piace parlarne troppo, lo faccio e basta».
Di recente ha detto che non sa ancora cosa vuole ma sa cosa non vuole: cosa non vuole?
«Non mi piace la fretta: nella musica e nella vita in generale. E poi odio la fissazione per l'immagine così diffusa al giorno d'oggi».
Ha solo 23 anni, sono abbastanza per la vita che fa o sono troppo pochi?
«So di essere molto giovane ma non me ne accorgo né me lo fanno notare perché quando lavoro conta solo quello. Certo, mi rendo conto che ho iniziato a 16 anni... Sicuramente molto presto».
Qualche rimpianto?
«Non ho avuto il tempo di dedicarmi a me stessa perché ho sempre studiato e lavorato a ritmi molto impegnativi. Ho fatto molte cose ma ne mancano un sacco che voglio ancora fare».
Tipo?
«Andare a Bogotà».
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Il Messaggero