Il fotografo David La Chapelle al Palaexpò: «Dopo di me il diluvio»

Il fotografo David La Chapelle al Palaexpò: «Dopo di me il diluvio»
Da quando Andy Warhol lo consacrò nel 1980 sulla rivista Interview, l’allora diciassettenne artista David La Chapelle divenne il “bad boy” della fotografia americana e oggi...

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Da quando Andy Warhol lo consacrò nel 1980 sulla rivista Interview, l’allora diciassettenne artista David La Chapelle divenne il “bad boy” della fotografia americana e oggi vanta una carriera di successo, soprattutto nel campo della moda.










Dopo oltre quindici anni il fotografo ritorna a Palazzo delle Esposizioni con un’ampia retrospettiva che inaugura il 30 aprile e presenta oltre 150 opere (www.palazzoesposizioni.it fino al 13 settembre, a cura di Gianni Mercurio).



La serie di fotografie del 2006: “Dopo il diluvio”.



La particolarità di quest’antologica è quella di presentare al pubblico la serie di fotografie del 2006 (alcune molto grandi fino a sette metri x due), che dà il titolo alla mostra, “David La Chapelle, After the Deluge”, realizzate dopo una visita all’affresco apocalittico di Michelangelo nella Cappella Sistina in Vaticano. Ed è proprio a Roma che La Chapelle decide di dare una svolta nella sua produzione artistica, così dopo il 2006 e come testimoniato dalle opere recenti in mostra, l’artista decide di tralasciare dai lavori seriali la raffigurazione di modelli viventi - protagonisti dei suoi lavori precedenti con le loro pose eccessive - per un’estetica più concettuale dell’immagine.



Le fotografie più famose (1995-2005)



Tuttavia, per una più completa panoramica del lavoro di David La Chapelle, la mostra presenta al pubblico anche un’ampia selezione degli scatti (realizzati nel decennio 1995-2005) che hanno reso celebre il fotografo, caratterizzati da un gusto kitsch per l’esuberanza di colori e set barocchi, in un caleidoscopio pop di corpi che s’intrecciano per creare quelle composizioni visionarie e provocanti che rendono le sue immagini immediatamente riconducibili al suo sguardo eccessivo. Molti soggetti che dissacrano la religione, altri ispirati dai capolavori della storia dell’arte e soprattutto i ritratti delle celebrities del mondo della musica e del cinema – da Madonna a Michael Jackson – che hanno fatto a gara per farsi ritrarre da La Chapelle, riconoscendo nel suo stile esagerato quella giusta dose di ironia necessaria per sopravvivere a se stessi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero