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Interprete, cantante, cantautrice. Chiamata a scegliere quale, tra queste definizioni, le si addice di più, Fiorella Mannoia risponde senza pensarci due volte: «Interprete. Ne vado fiera. È vero, sono anche cantautrice: ma lo sono diventata tardi. Per quarant'anni, fino all'album Sud, per pudore ed eccessiva autocritica non incidevo quello che scrivevo», dice la 68enne artista romana, che stasera sarà in concerto alla Cavea dell'Auditorium con il tour La versione di Fiorella.
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Cosa la frenava?
«Mi sembrava che le canzoni scritte da me non fossero all'altezza dei capolavori che mi avevano regalato negli anni Fossati, De Gregori, Battiato, Ruggeri. Canzoni come Quello che le donne non dicono, Le notti di maggio, Oh che sarà, Il cielo d'Irlanda mi hanno permesso di diventare quella che sono oggi».
Che ruolo è quello dell'interprete?
«Un ruolo simile a quello del traduttore: comporta grande responsabilità. Deve tradire il meno possibile. Senza fare danni».
La scena musicale di oggi come le sembra?
«Il fatto è che c'è troppa gente che pretende di scrivere canzoni, ma forse dovrebbe limitarsi a cantare. Spesso si sentono canzoni che non hanno né capo né coda, senza guizzi, senza idee. L'arte dovrebbe stimolare un pensiero. Quando si ha poco da dire, meglio lasciar perdere».
Il tour prende il titolo dall'omonimo programma condotto da ottobre a marzo su Rai3: ne è prevista un'altra edizione?
«Ancora non lo so.
Dopo La versione di Fiorella a giugno ha condotto insieme a Carlo Conti in prima serata il tributo a Lucio Dalla dall'Arena di Verona: è lei a cercare la tv o viceversa?
«Io non ho mai cercato la tv. Anche perché per chi fa questo mestiere è pericolosa: bisogna stare attenti a non esagerare. Se mi arriva una proposta e se il progetto mi convince non mi tiro indietro. Come era successo, ancor prima de La versione di Fiorella, per Un, due, tre, Fiorella!, il mio show in prima serata su Rai1 nel 2017».
Quest'anno cade il cinquantesimo anniversario dall'uscita del suo primo album Mannoia Foresi & Co.. Morandi celebrerà i sessant'anni di Andavo a cento all'ora con uno speciale televisivo su Rai1 il 19 dicembre: lei?
«Non è previsto niente, per adesso. Ci penserò».
Il tour parte ufficialmente stasera da Roma: come vede la città?
«Male. La situazione non è delle migliori. La città è sporca, servita male. Le strade sono abbandonate. E poi ci sono rifiuti dappertutto. Anche noi romani ci siamo imbruttiti. D'altra parte, chi vive nel bello cresce bello, chi vive nel brutto rischia di crescere brutto. Noi romani aspettiamo sempre questo cambiamento che non arriva mai».
Continueremo ad aspettare?
«Così pare. Avevamo dato all'ex sindaca Raggi la colpa della crisi, in attesa di un cambiamento che poi è arrivato con l'elezione del nuovo sindaco. È passato un anno, ma non penso che le cose siano migliorate»
Parco della Musica, via Pietro de Coubertin 30. Stasera, ore 21.
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Il Messaggero