Festival Venezia, una prova di intelligenza e coraggio: Birdman conquista il Lido

Festival Venezia, una prova di intelligenza e coraggio: Birdman conquista il Lido
dal nostro inviato Fabio Ferzetti VENEZIA - Un film tutto dialoghi brillanti e trascinanti piani sequenza contro la retorica...

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dal nostro inviato Fabio Ferzetti


VENEZIA - Un film tutto dialoghi brillanti e trascinanti piani sequenza contro la retorica dell’azione e degli effetti speciali (che però fanno capolino in sottofinale...). Un cast di attori (formidabili) che recitano la parte di attori, entrando e uscendo di continuo dal ruolo, con mille allusioni alle loro vere carriere. E un regista che è nato in Messico ma firma un film americano fino al midollo.



Non solo per cast e ambientazione, ma perché il teatro-nel-teatro, da Cukor a Scorsese, da Cassavetes a Bob Fosse, è uno dei sottogeneri più antichi e capaci di rinnovarsi del cinema Usa. Tanto che Alejandro Gonzalez Iñárritu e i suoi eccellenti cosceneggiatori (Nicolas Giacobone, Alexander Dinelaris Jr., Armando Bo) se ne sono impadroniti per fare un film molto contemporaneo che attraverso gli attori e le loro nevrosi guarda all’era dei social network, dei supereroi, del cinema digitale, dell’infantilizzazione di massa, insomma a tutti noi. Con un divertimento, una cattiveria, una capacità di suonare tutte le corde dello spettacolo di oggi, che sono una prova continua di intelligenza e coraggio.



DISASTRI

Se la storia dei film scelti per aprire i grandi festival e costellata di disastri, Barbera non poteva trovare di meglio di Birdman (in concorso, giustamente). Una black comedy acida e spiazzante che rinnova il genere proiettandolo sullo sfondo della cultura pop di oggi. E dunque ecco un attore non più giovane (Michael Keaton, due volte Batman), che deve il suo successo a un assurdo costume da supereroe, tornare in teatro con una commedia tratta da Carver per vedere se vale davvero qualcosa. Come attore e forse anche come uomo, visto che la moglie lo ha lasciato, la figlia che ora lavora con lui è un’ex tossica, tutto ciò per cui ha vissuto o creduto di vivere fino a quel momento appare improvvisamente vuoto, inutile, fasullo. Come quel cane di collega con cui divide la scena. Così cane che durante le prove gli piomba un proiettore addosso e per poco non lo ammazza...



Ma forse non è un incidente, è un trucco del divo in crisi, anche produttore e regista, che può sopportare tutto ma non un guitto negato. E riprende le prove con un attore alla sua altezza. Anzi forse più bravo, visto che lui è “solo” un divo di Hollywood in declino. Mentre l’altro (Edward Norton) è una star di Broadway. Uno che i critici stimano e rispettano. Uno che col suo solo nome fa triplicare i biglietti. Ma non è meno folle di lui se in pieno spettacolo esce improvvisamente dalla parte per aggredirlo, accusandolo di incompetenza e viltà. Perché in fondo la vita non esiste e soprattutto non conta. Conta solo ciò che accade in scena, è lì che si gioca davvero la nostra verità profonda. O almeno questo tendono a credere gli attori. Ma non siamo tutti un po’ attori nella vita di ogni giorno? E se un attore raggiunge l’eccitazione sessuale solo in scena, sarà un grande artista o deve iniziare a preoccuparsi?



COPROTAGONISTI


Girato a passo di carica da un regista che conosce come nessuno l’arte di passare da una scena all’altra, affollato di coprotagonisti di lusso, con una menzione speciale per Emma Stone nel ruolo della figlia di Keaton (anche lei, fidanzata di Spider-Man, sa di cosa si parla), potenziato dalle percussioni entusiasmanti ma mai invadenti di Antonio Sanchez, Birdman ha tutti i numeri per tornare sul palco la sera dei premi, anche se ovviamente è presto per i pronostici. Affamata di chissà quali novità la platea stampa gli ha riservato stranamente un applauso freddino. Ma questo semmai è un problema del festival, non del film.

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Il Messaggero