Torna a vincere l'Italia al Festival di Berlino con l'Orso d'argento alla sceneggiatura per il film 'La paranza dei bambinì, tratto dall'omonimo film di...
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«Dedico questo premio alle Ong che salvano le vite nel mediterraneo», ha esordito Saviano nel momento di ricevere il premio e «ai maestri di strada che salvano le vite nei quartieri popolari». «Volevamo raccontare la storia di bambini che nel momento in cui decidono di cambiare le sorti della loro vita, iniziano a fare la guerra», ha proseguito lo scrittore napoletano. Ricevere il premio ha un grande significato perchè significa che «quando l'Italia si muove a raccontare di sé, viene ascoltata e questo per me è un grande onore», ha continuato l'autore di Gomorra.
L'Orso d'Oro della 69/a edizione del Festival di Berlino è andato al film 'Synonymes' dell'israeliano Nadav Lapid, una coproduzione israelo-franco-tedesca, mentre il Gran premio della giuria internazionale - presieduto da una luminosa Juliette Binoche - è stato assegnato a Francois Ozon per il film 'Grace à Dieù, sugli abusi sessuali nella chiesa Cattolica. Freddezza e qualche fischio in sala ha suscitato l'assegnazione del premio alla miglior regia a Angela Schanelec per il film 'I Was at Home, but'. Il premio per la miglior attrice e per la miglior interpretazione maschile sono andati a Yong Mei e a Wang Jingchun per lo stesso film, il cinese 'So Long, My Son'. Il premio Alfred Bauer, al film più innovativo, è stato assegnato invece a 'System Crasher' di Nora Fingscheidt. Questa 69esima Berlinale è stata l'edizione degli addii.
La cerimonia di premiazione si è aperta con un lungo applauso a «quelli che non ci sono più», come il grande attore svizzero Bruno Ganz, morto proprio oggi. Il secondo applauso, accompagnato da una lunga standing ovation, è stato per il direttore di 18 edizioni del festival di Berlino, il decano della Berlinale Dieter Kosslick. «L'uomo che ha reso la Berlinale quello che è oggi» - come è stato definito - è stato salutato con un lungo ringraziamento dalla ministra tedesca della cultura, Monika Gruetters. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero