“The girl in the spider's web” (tradotto in italiano “Millennium – Quello che non uccide”) è il quarto capitolo della saga di Millennium,...
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A interpretare Lisbeth Salander, stavolta, è Claire Foy, nota come regina Elisabetta nella serie “The Crown” per Netflix, ed è diretta da Fede Alvarez: «Questa è una storia folle di spie, con inserti di noir. Quello che tiene insieme il tutto, il denominatore comune è il personaggio di Lisbeth Salander. Mi interessava vedere come si sarebbe sviluppata in questo nuovo mondo».
A spiegare le nuove venature di un personaggio affascinante, come quello di Lisbeth Salander, è proprio la sua interprete: «Lisbeth è straordinaria perchè non è la protagonista classica, non è simpatica, non è amabile, non fa nulla per essere attraente o smussare il suo carattere afferma - Stieg Larsson ha creato un personaggio complesso, con tanta profondità, con tanti problemi grossi nella vita. Non ho mai cercato di comprender Lisbeth dal mio punto di vista, ma bisogna assumere il suo».
Per creare questo film che definisce egli stesso “folle”, Alvarez ammette di aver preso a ispirazione i maestri del genere, come Hitchcock e De Palma: «Hitchcock diceva di cercare di contraddire quello che vedi con quello che circonda la scena. Questo film ha molti di questi elementi che “innervosiscono”, inattesi. Sono tecniche che i registi usano e che anche io devo dimostrare di saper usare, per metterle al servizio del dramma a cui assiste lo spettatore. In questo tipo di film in cui i maestri sono De Palma e Hitchcock, che hanno usato questa arte per far vivere maggiormente la tensione» ha raccontato citando alcune delle sue precedenti esperienze in film horror come “La Casa”. Presenti in conferenza stampa anche alcuni degli altri protagonisti della pellicola, come Sylvia Hoeks – già ne “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore – e Sverrir Gudnason, che interpreta il co-protagonista Mikael Blomkvist. Proprio il personaggio di Hoeks, la sorella di Lisbeth, Camilla, permette un approfondimento della psicologia e della profondità della figura di Salander che ha consentito un livello analitico ulteriore: «Io somiglio a tutti i miei personaggi, sennò non mi sarei interessata a queste parti dice Foy - si sceglie un personaggio perché c'è una parte di me che si riconsoce in quel personaggio. Come attrice devi mettere esperienza e capacità al servizio del personaggio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero