Festa del cinema. Damien Chazelle, premio Oscar per La La Land: «Odiavo tutti i musical, preferivo Hitchcock»

Festa del cinema. Damien Chazelle, premio Oscar per La La Land: «Odiavo tutti i musical, preferivo Hitchcock»
Sei Oscar per La La Land, tra cui miglior regia ad appena 32 anni. Damien Chazelle, quasi un enfant prodige del nuovo cinema di Hollywood, nel 2017 conquistò gli spettatori...

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Sei Oscar per La La Land, tra cui miglior regia ad appena 32 anni. Damien Chazelle, quasi un enfant prodige del nuovo cinema di Hollywood, nel 2017 conquistò gli spettatori del mondo, con La La Land, musical romantico ed allo stesso tempo omaggio all’età dell’oro del cinema americano, interpretato da Ryan Gosling e Emma Stone.

Il regista americano, è uno degli ospiti della sezione Incontri Ravvicinati della Festa del Cinema di Roma, con cui si è collegato via streaming, a causa delle limitazioni ai viaggi internazionali imposti dalla pandemia. «Era prevista la sua presenza dal vivo, ma per il Covid ha dovuto cancellare, promettendo di venire il prossimo anno» ha detto il direttore artistico della Festa, Antonio Monda, introducendo il collegamento con il regista. 

Sette sequenze di musical, genere molto amato da Chazelle, che ha selezionato personalmente, ad iniziare da West Side Story di Robert Wise. «Amavo molto il film originale, l'ho rivisto in una retrospettiva alla Disney Hall poco prima di girare La La Land, ed è diverso dai musical che amo di più, come Fred Astaire, Gene Kelly, in cui Wise fece un lavoro splendido con la musica ed il montaggio». Steven Spielberg ha annunciato di voler fare il remake di West Side Story e su questo Monda, chiede un commento al regista. «Spielberg è stato il produttore del mio ultimo film, Il Primo uomo, e mi parlò dell'idea del remake, dicendomi anche delle indicazioni negative che provenivano dalla stampa, era angosciato per questo. Sicuramente in West Side Story ci sono alcune sequenze da migliorare, e nessuno sa muovere la macchina da presa meglio di Spielberg. Ho già visto delle prove della coreografia, ma solo sul suo smartphone». 

«Ho visto Le parapluie de Charebourg a 18 anni, il film più importante nella mia vita di cinefilo, non avevo mai visto quel musical, ma all'epoca iniziai a vedere i film della Nouvelle Vague. I primi minuti mi sembrava ridicolo, poi pian piano sono arrivate le emozioni ed all'improvviso mi sono sentito coinvolto, la storia era molto elementare, ma alla fine del film ero innamorato, commosso ed ero del tutto confuso su questo viaggio interiore che feci» ha raccontato Chazelle dopo la seconda sequenza del film. «Odiavo i musical come Singin' in the rain, quelle storie normali in cui la gente si fermava per mettersi a cantare, preferivo molto di più Alfred Hitccock». 

L'altra clip che viene mostrata nell'Incontro è Spettacolo di Varietà di Minnelli con Fred Astaire, «nel momento in cui i due protagonisti entrano in scena quasi in punta di piedi, dialogano solo ballando. E' cinema puro - commenta Chazelle - chi preferisco tra Gene Kelly e Fred Astaire? A livello di ballo, preferisco Kelly, è stato più innovativo nel modo in cui danza per il cinema, ma sono grandi entrambi». 

E non manca la clip di uno dei più celebri musical di tutti i tempi, Singin' in the rain. «E' un grande film sulla fine di un'epoca, tra i quattro o cinque film migliori della Hollywood degli anni d'oro - considera Chazelle prima di assistere all'ultima clip, La La Land, il suo film. «Non è stato facile convincerle Hollywood di fare questo film, c'erano dei musical che avevano funzionato, magari basato sui celebri spettacoli di Broadway, ma io volevo fare un film con le musiche scritte dal mio compagno di classe, e non è che fosse molto allettante per i produttori. Questo era il cast che sognavo quando ho iniziato a scriverlo, ma non sembrava realistico averli. E' stato dopo alcuni anni di difficoltà che decisi di farlo anche con un budget più piccolo, ma grazie a Whiplash, sono riuscito a convinvere Emma Stone e Ryan Gosling. Entrambi avevano già ballato un pochino, ho cercato di spiegare loro che dovevano essere delle persone reali, qualsiasi, percepiti come imperfetti, con cui il pubblico avrebbe potuto immedesimarsi. Volevo qualcosa che sembrasse quasi improvvisato» conclude Chazelle, che sta già lavorando ad un nuovo film, ambientato alla fine degli Anni 20, la fine del muto nel cinema.

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Il Messaggero