Quarant'anni freschi, freschi (li ha compiuti il 9 aprile scorso), due bambini, una vita tranquilla, un nuovo disco, il successo come autore per altri interpreti, un tour...
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In sette anni, tanti ne sono passati da quando Moro si presentò a Sanremo con un pezzo duro e che lo rivelò, Pensa, canzone dedicata alle vittime della mafia, la sua vita è cambiata radicalmente. «Oggi ho 40 anni e la maturità non mi spaventa, guardo indietro e vedo quello che ho costruito, gli otto album, i due bambini, i successi e gli insuccessi». Prima di quel Festival, deluso dalla musica, faceva ancora il facchino d'albergo a Roma. Da quel momento la sua carriera si è stabilizzata, sia come interprete, sia come autore originale («anche se ho avuto momenti buoni e momenti meno buoni» ci tiene a sottolineare). Sua per esempio è Sono solo parole, successo di Noemi, ma a bussare alla sua porta sono stati in parecchi come in parecchi sono ancora adesso: «Sto lavorando con diversi interpreti importanti. Ma non posso dire i nomi perché sono vincolato contrattualmente» dice. E riconosce con soddisfazione: «Il lavoro d'autore per conto terzi è quello, con i suoi proventi, che mi ha permesso di godere di una completa libertà. Ho fondato una mia etichetta, produco altri artisti giovani e non ho paletti e obblighi discografici».
Del resto Fabrizio è un autore decisamente prolifico, stando a quanto racconta: «Per questo disco avevo scritto trenta brani e poi ne ho scelti dieci. Abitualmente scrivo quando sono in tour e lo sto facendo anche adesso, già pensando alla prossima tappa della mia vita discografica. E' un sistema di lavoro che mi piace e che trovo stimolante». E aggiunge: «Come mi sono trovato molto bene nel lavoro di produzione che abbiamo fatto a Montalto di Castro, nel Lazio del nord, durante la fase preparatoria dell'album. A quel punto mi è sembrato giusto scegliere come titolo il nome della via dove c'era lo studio in cui ci siamo fermati a lavorare».
Auditorium Conciliazione, venerdì e sabato
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Il Messaggero