Cappuccio e il Campania Teatro Festival da Dorfman a Turturro e Recalcati

Luca Zingaretti tra i protagonisti del Campania Teatro Festival
«Progettare un festival in queste condizioni è qualcosa che oscilla tra la neurologia e la patologia» afferma serenamente Ruggero Cappuccio, direttore artistico...

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«Progettare un festival in queste condizioni è qualcosa che oscilla tra la neurologia e la patologia» afferma serenamente Ruggero Cappuccio, direttore artistico del Campania Teatro Festival (nuovo nome del Napoli Teatro Festival). Dopo la logorante assenza della relazione viva tra artisti e spettatori, anche solo immaginare che dal 12 giugno all’11 luglio Napoli e l’intera regione verranno attraversate da 159 eventi (in luoghi all’aperto e in totale sicurezza), procura un effetto da sindrome di Stendhal. «Invece di lamentarci al buio per l’eternità, abbiamo deciso di accendere una fiammella» continua Cappuccio. «In Spagna tutti i teatri sono aperti. Noi invece viviamo in un Paese storicamente insensibile al teatro e alla cultura. In 35 anni di vita teatrale, ho visto in platea pochissimi politici e amministratori. Perché con l’emergenza Covid avrebbero dovuto comportarsi diversamente?».

Riccardo Muti firma il prologo del festival: dal teatro Mercadante di Napoli, il maestro dirige l’Orchestra giovanile Cherubini nella sinfonia spagnola che Saverio Mercadante compose per I due Figaro e nella sinfonia La Grande di Franz Schubert (in streaming dal 26 marzo su live.napoliteatrofestival.it, cultura.regione.campania e ravennafestival.live).

Ma dovremo attendere il 12 giugno per vivere una nuova esperienza dal vivo: spettacolo inaugurale, nel cortile della reggia di Capodimonti, La morte e la fanciulla di Ariel Dorfman, serrato e sconvolgente dialogo tra un aguzzino e una donna che ha torturato nel passato, messa in scena di Elio De Capitani (con Marina Sorrenti, Claudio Di Palma ed Enzo Curcurù). «Il male è protetto dalla sua stessa banalità e vigliaccheria» dichiara il regista dell’Elfo Puccini di Milano, che ha voluto lavorare attorno al tema del «paradosso, per l’uomo giusto, di doversi fare giustizia da solo». Lina Sastri, Vinicio Marchioni, Milena Mancini, Marco Baliani, Carlotta Proietti, Marco Baliani, Enzo Moscato sono solo alcuni dei protagonisti di questa attesissima, niente affatto scontata, edizione del festival.


Da un’idea di John Turturro, arriva Passione Live- The next generation, riscrittura della canzone napoletana. Mentre, sul fronte letterario, incuriosisce l’opera di Daniel Pennac, Ho visto Maradona, che porta in scena «il dio, il santo, il mito, il capro espiatorio». Lo psicoanalista Massimo Recalcati debutta nella drammaturgia con Amen, regia di Walter Malosti. Ed è curato dallo stesso Cappuccio l’originale, di certo poco conformista, progetto Il sogno reale. I Borboni di Napoli che coniuga l’immaginazione di sette scrittori (Silvio Perrella, Emanuele Trevi, Wanda Marasco, Elisabetta Rasy, Viola Ardone, Pierluigi Razzano, Marco Perillo) e sette attori (Sonia Bergamasco, Alessandro Preziosi, Lina Sastri, Iaia Forte, Euridice Axen, Luca Zingaretti, Alessio Boni).
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Il Messaggero