Esce "La tana", intensa opera prima di Beatrice Baldacci premiata a Venezia

Lorenzo Aloi e Irene Vetere in una scena dal film "La tana"
Un esordio decisamente promettente, quello di Beatrice Baldacci, regista di ”La tana”, il film prodotto da Andrea Gori e Aurora Alma Bartiromo in collaborazione con...

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Un esordio decisamente promettente, quello di Beatrice Baldacci, regista di ”La tana”, il film prodotto da Andrea Gori e Aurora Alma Bartiromo in collaborazione con RaiCinema e Naba-Nuova Accademia di Belle Arti per Lumen Films e realizzato nell’ambito di Biennale College, atteso nelle sale il 28 aprile con Pfa dopo aver vinto il premio ”Raffaella Fioretta” per il cinema italiano ad Alice nella città. Nata a Città di Castello nel 1993, già autrice del corto documentario ”Supereroi senza superpoteri” premiato alla Mostra di Venezia 2019 nella sezione Orizzonti, Baldacci questa volta si è affidata ai giovanissimi attori Irene Vetere e Lorenzo Aloi per raccontare con delicatezza e al tempo stesso intensità una storia forte, dagli accenti autobiografici: quella della madre malata, già protagonista del corto.


IL SEGRETO. «E ora al centro di questo mio primo lungometraggio sono la giovinezza e la malattia», spiega la regista che sul set ha avuto la collaborazione preziosa di Giulia Tivelli, già autrice del potente e toccante corto ”Milady”, «mentre la natura guida le azioni dei due protagonisti, come simbolo di morte e rinascita, e porta la ragazza alla scelta finale». Scelta che chiama in causa il tema della ”dolce morte”, da sempre al centro del dibattito etico e politico. Siamo in estate, nel casolare di campagna dove il diciottenne Giulio ha scelto di passare le vacanze per aiutare i genitori nelle attività rurali. Un giorno, nella villa vicina abbandonata da anni arriva Lia, una ragazza misteriosa, introversa quanto disinibita che attrae il giovane, lo impegna in giochi sempre più "pericolosi" e soprattutto e non permette a nessuno di entrare nella casa, dove nasconde un segreto: la madre colpita da una grave malattia.
IL TEMA. «La tana non è un luogo concreto e reale, ma quello spazio dove andiamo a nasconderci quando non stiamo bene. E dove speriamo che qualcuno ci venga a cercare», spiega la regista. Che ha rivelato quanto la scrittura abbia per lei un valore terapeutico: «Esorcizzo la sofferenza e il dolore affidandoli ai personaggi dei miei film, in questo caso a Lia». La genesi di ”La tana”? «Il mio corto ”Supereroi senza superpoteri” era autobiografico: esploravo il tema del rapporto tra una madre e una figlia quando nel mezzo ci si mette una malattia grave», risponde Baldacci, «avevo usato immagini molto personali come vecchi vhs familiari. Sentivo tuttavia di non aver abbastanza sviscerato il tema. C'era qualcosa che mi premeva raccontare ancora, ma in un'ottica diversa: non autobiografica, ma di finzione». Così è nato ”La tana”.

IL DIBATTITO. Il film affronta trasversalmente anche il tema dell'eutanasia. «Dopo che il referendum è stato bocciato sono rimasta delusa perché penso che discuterne sia un segno di civiltà», commenta Beatrice, «sono contenta però che del suicidio assistito si stia almeno parlando e magari prima o poi, sempre con i lunghi tempi italiani, parleremo anche di eutanasia. Il mio non è però un film a tesi sull'argomento. Voglio semplicemente suscitare il dibattito su un tema che divide». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero