L’India millenaria di Varanasi, già Benares, al tempo di Internet e degli incontri on line. La civiltà più antica del mondo di fronte alla tempesta di...
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La prima storia ruota intorno a Devi, giovane bella come una dea che non ha nessuna intenzione di aspettare il matrimonio per scoprire le gioie dell’amore, dunque combina un incontro in un albergo con un coetaneo conosciuto in rete ficcandosi in una trappola senza uscita. Irrompe la polizia con smartphone e manganelli, filma i due a letto, bastona il ragazzo che riesce a chiudersi in bagno e si taglia le vene.
Lo scandalo è gigantesco ma niente paura: basta pagare e il video non finirà in rete. Mezzi nuovi e corruzione antica insomma. Per il padre della ragazza, un vedovo ex professore di sanscrito che vivacchia vendendo souvenir in un ghat sulle rive del Gange, è la fine del mondo. La polizia vuole una cifra folle, sua figlia lo ha disonorato «per curiosità», inoltre vuole andarsene da lì, guadagnarsi da vivere altrove. È solo l’inizio: ma intanto sempre su Facebook è nato un altro amore, timido e casto stavolta, fra il bel Deepak e la graziosa Shaalu.
Tra poesie lette al cellulare e paesaggi incantevoli, il romanticismo trionfa. Finché Deepak, brillante studente di ingegneria e speranza della sua famiglia, non sbatte contro un problema enorme: deve dire a Shaalu, di casta superiore, di provenire da una famiglia di intoccabili addetti a incenerire i cadaveri gettati nel Gange (fracassandogli prima il cranio, come tradizione vuole)... Per loro insomma non c’è futuro: ma anche qui la storia prenderà una piega inaspettata, in un accavallarsi fin troppo generoso di grandi temi e immagini stupefacenti che stende un vago velo di artificio su questo film efficace ma non del tutto risolto. Che anziché credere fino in fondo nei suoi personaggi (nella loro ricchezza e complessità), punta un poco sul pittoresco, moltiplicando le sottotrame e le scene d’ambiente per sfruttare la suggestione innegabile dei luoghi e dei volti.
Masaan infatti vuol dire crematorio, e tutto alla fine ruota intorno a quei riti immutabili che sono anche uno strumento di implacabile segregazione sociale. Per cui alla fine il film funziona un po’ come ciò che denuncia: a parole promuove l’emancipazione dei suoi personaggi, di fatto li intrappola dentro cliché così solidi e antichi che vincono sempre.
TRA LA TERRA E IL CIELO - MASAAN
Drammatico, India - Francia, 103’ di Neeraj Ghaywan, con Richa Chadda, Vicky Kaushal, Sanjay Mishra, Shweta Tripathi, Nikhil Sahni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero