Enzo Iacchetti tra teatro e tv: «Sul palco 'chiedo scusa' a Gaber. Striscia? Vedremo»

Enzo Iacchetti tra teatro e tv: «Sul palco 'chiedo scusa' a Gaber. Striscia? Vedremo»
«Mi avevano chiesto un omaggio a Gaber. Ma per me era impossibile, non me la sentivo, era un confronto perdente in partenza, visto che lui era inimitabile». E invece Enzo...

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«Mi avevano chiesto un omaggio a Gaber. Ma per me era impossibile, non me la sentivo, era un confronto perdente in partenza, visto che lui era inimitabile». E invece Enzo Iacchetti c'è riuscito: il suo spettacolo “Chiedo scusa al signor Gaber”, in scena al Teatro Salone Margherita di Roma fino al 29 marzo, sta per superare le 120 repliche.


L'idea, racconta al Messaggero Tv, gli è venuta nel 2010: «Abbiamo pensato di fare un disco rifondando il primo repertorio gaberiano, quello della 'Ballata del Cerutti Gino', di 'Barbera e Champagne' strappando gli spartiti e rincollandoli con un nuovo sound e delle contaminazioni dei nostri tempi. Poi il disco è piaciuto e così ne abbiamo fatto uno spettacolo, aggiungendo dei monologhi come si fa nel teatro canzone».





Ma Iacchetti, prima di essere un ammiratore del signor G., era anzitutto un suo amico. «E per questo nel titolo gli chiedo scusa per questo scempio», scherza, accennando un «per colpa del mio amor» che diventa «per colpa di chi» di Zucchero Fornaciari. Un modo per avvicinare anche un pubblico giovane, che, partendo dalla musica di Gaber, comincia ad interessarsi anche al discorso impegnato del cantautore.



E dopo Gaber, nel futuro di Iacchetti c'è ancora il teatro, ma non solo: in programma una commedia con Giobbe Covatta e, forse, il ritorno a Striscia. «Spero di fare ancora un paio di mesi a 'Striscia la notizia', sarebbe il 22esimo anno e si tratta di una vetrina che mi dispiacerebbe saltare – dice – anche se preferisco stare sul palcoscenico, lì sono quello che comanda». Con Antonio Ricci nessuna polemica in atto come vociferava qualcuno, assicura, le trattative sono «ancora lontane, ma la volontà c'è. E' proprio il suo modo di fare, ci salutiamo e non programmiamo quando ci si rivedrà. Ci cominceremo a telefonare tra un paio di mesi, altrimenti – scherza – potrei sempre lavorare qui al Messaggero, anche trasportando i giornali». Nell'attesa, sul palco continuerà a (re)interpretare il signor Gaber. E se qualcuno pensasse che il biglietto è troppo caro? «Può parlare con me, che una trattativa la facciamo».





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Il Messaggero