Bufera su Emis Killa per la sua ultima canzone: «Non istigo al femminicidio»

Il brano è 3 messaggi in segreteria. Si parla di femminicidio nella canzone contenuta nell'ultimo di disco di Emis Killa, Terza stagione. E si posiziona al centro delle...

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Il brano è 3 messaggi in segreteria. Si parla di femminicidio nella canzone contenuta nell'ultimo di disco di Emis Killa, Terza stagione. E si posiziona al centro delle polemiche, diventando il tormentone mediatico e social delle ultime ore. «E così io istigherei al femminicidio? Forse ho ottenuto quello che volevo. L'attenzione per un tema tanto crudele quanto attuale», dice il cantante che negli ultimi due giorni si è visto fiondare accuse su accuse. Dal Centro Antiviolenza Roberta Lanzino di Cosenza che ha definito il testo istigazione alla violenza alle donne chiedendone l'immediato ritiro, alle attiviste milanesi del Ri-Make che si sono fatte trovare con striscioni al teatro San Babila a Milano mentre l'artista stava partecipando a un evento, all'indignazione di Differenza Donna.


«In questa canzone racconto di un ragazzo che perde la testa per la ex fidanzata e decide di ammazzarla», scrive il rapper di Vimercate sul suo profilo Facebook. «Lo racconto dal punto di vista malato, di chi ammazza per sensibilizzare e denunciare il femminicidio. Ho scelto un metodo brusco, diretto, cattivo, e soprattutto in prima persona, perché so che è il più efficace». Certo, un po' se lo aspettava. Un po' l'ha voluto quando ha deciso di diventare l'io narrante delle sue canzoni, story telling per raccontare temi di grande attualità. «Ma un artista deve spingersi oltre anche a costo di risultare fastidioso. E io credo che sbattere le cose in faccia alla gente sia utile», diceva in conferenza stampa pochi giorni fa. Frasi contenute nel testo crude (forse fin troppo) che viaggiano tra l'essere egoista e bastardo di un uomo che non si rassegna (da preferisco saperti morta che con un altro a Voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi). Parole forti usate per schierarsi in modo più radicale contro uno dei crimini più aberranti che esistano.


«Come artista è mio privilegio e mio compito raccontare storie e far pensare chi mi ascolta. Quando creo canzoni creo mondi, a volte colorati, a volte crudi. Racconto la realtà, che a volte è orribile, a volte è sbagliata, ma mai possiamo far finta che non esista». Certo ci vuole anche coraggio per fare questo. «Non temo assolutamente che qualcuno pensi ad emulare il personaggio che interpreto, sarebbe come temere che chi legge gialli poi diventasse un serial killer». Che poi, se uno ci pensa, non può che essere così.
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Il Messaggero