L'arte di Eddie Peake: sessualità e nudità non come provocazione ma come gesto liberatorio

L'arte di Eddie Peake: sessualità e nudità non come provocazione ma come gesto liberatorio
“Chi si scandalizza è psicologicamente incerto, è un conformista” raccontava Moravia a Pasolini in una delle tante interviste raccolte dal regista nel suo...

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“Chi si scandalizza è psicologicamente incerto, è un conformista” raccontava Moravia a Pasolini in una delle tante interviste raccolte dal regista nel suo documentario-inchiesta sulla sessualità, “Comizi d’amore”: uno spaccato dell’Italia degli anni sessanta con le sue contraddizioni, le sue ipocrisie, il suo pudore e i suoi tabù.








Le stesse incoerenze italiane, sempre attuali, sono lo spunto per la nuova mostra dell’artista inglese Eddie Peake presso la Galleria Lorcan O’Neill, nei nuovi spazi straordinari di Palazzo Santacroce (vicolo dei Catinari 3, fino all’11 aprile, info: www.lorcanoneill.com) a Roma.



La mostra



“A Historical Masturbators” è la più ampia esposizione mai realizzata del giovane artista, classe 1981, con tutte opere originali e coloratissime realizzate sia nella capitale – dove l’artista ha lavorato per oltre un anno – sia a Londra. La sua riflessione è partita da alcune peculiarità del nostro paese, che hanno interessato Eddie sin dalla sua residenza a Roma come borsista dell’Accademia Britannica di Valle Giulia nel 2008. Da allora, il visionario e poliedrico artista ha continuato a frequentare la Città Eterna e da luglio ha lavorato intensamente nel suo studio, per realizzare questo nuovo ciclo di opere, che esplorano il tema dell’identità personale e degli stati d’animo attraverso linguaggi molto diversi, dalla pittura alla scultura, fino alla performance.



Le opere



Al centro della sala le opere tridimensionali, che si riferiscono in particolare alla figura umana. Per queste, l’artista ha sperimentato diversi materiali, dal più classico gesso a materiali sintetici molto sofisticati – realizzati in Inghilterra - in cui l’artista è riuscito a fondere diversi colori in sfumature impercettibili. Figure di uomo stilizzate, costruite con fasce di acciaio ondulato, dipinte in colori accesi che sfumano cambiando tonalità, e altre realizzate in gesso, colte in atteggiamenti di autoerotismo, dove emerge la vena più ironica di Peake. Sulle pareti la serie di “mask paintings” è una galleria di ritratti geometrici, frammentati e surreali, realizzati in colori acidi, alternata alle sagome scultoree di profili di orsi alti quasi tre metri, umanizzati dalle sciarpe di mohair fatte a mano che gli animali portano annodate al collo.



Le tematiche



Rilevante è la capacità dell’artista di entrare in empatia con lo spettatore, del quale cattura l’attenzione con opere d’arte dalle forme e dai colori accattivanti, poiché mette in scena le psicosi contemporanee con una forte dose di umorismo. Sessualità e nudità, sembrerebbero una provocazione scontata, se non fosse che l’artista ricorre all’esibizione dell’intimità come gesto liberatorio. Ogni mercoledì pomeriggio alle 17.30, la mostra prende nuova vita dalla performance “the labia”, interpretata dalla ballerina professionista Claudia Palazzo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero