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Amanti intrepide, regine, madri, che sfidano sovrani, genitori e morale, ma anche signore armate, condottiere e imperatrici in ruoli maschili affidati a voci femminili, in un gioco di specchi (uomo-donna, donna-donna) che regala un posto da protagoniste assolute alle cantanti del Rossini Opera Festival. E un argomento da chiacchiere balneari: “Ho visto lei che bacia lui, Che bacia lei”, in un corto circuito tra lirica e il tormentone Mon Amour di Annalisa, tra esigenze del libretto (ruoli en travesti) e pruderie (“ma che lunghi quegli abbracci, sembravano veri”).
LA SERIE TV BORIS
E ieri, con il terzo titolo, “Adelaide di Borgogna”, il colpo di scena e di Cupido che ha chiuso il cerchio dei debutti e dei travestimenti. La regia del francese Arnaud Bernard, costruita sul gioco “teatro nel teatro”, con matrimoni che saltano e amori omosessuali che esplodono durante le prove di una compagnia scalcagnata stile serie tv “Boris”, ha destrutturato il complicatissimo intreccio del libretto, immaginando un happy ending a sorpresa con le due protagoniste, libere da corazze (e convenzioni), capelli finalmente al vento, che convolano a nozze gay.
LA FANTASIA DELLE REGIE
Applausi anche per l’ultimo spettacolo (sono tutti in replica fino al 23 agosto) di un cartellone che declina il lavoro registico nelle più diverse sfaccettature, dal teatro installazione artistica (di Stefano Poda in “Eduardo e Cristina”), alla lettura sociale di Mario Martone (Oriente e Occidente, imperatori e popoli oppressi) in “Aureliano in Palmira”, fino al gioco di illusione tra realtà e finzione di Adelaide: un caleidoscopio di fantasia che silenzia ogni polemica legata alla possibilità di rileggere, oggi, capolavori del passato.
IL TURISMO MUSICALE
Ed è affidata a una squadra di talentuose e coraggiose “esploratrici” la riscoperta dell’arca perduta di Rossini, un archivio di gioielli meno conosciuti e meno rappresentati del compositore, custoditi gelosamente dalla Fondazione di Pesaro e dispensati di anno in anno, nell’ambito di un festival che attira cultori da tutto il mondo.
100 MILIONI DI VISUALIZZAZIONI SU YOUTUBE
L’inaugurazione, l’11 con una nuova produzione di Eduardo e Cristina (sono donne sia Eduardo, una maestosa e travolgente Daniela Barcellona, sia Cristina, debutto alla rassegna di una stella, Anastasia Bartoli, figlia di Cecilia Gasdia), ultima opera del Catalogo ufficiale rossiniano. Il regista Poda, con una valida compagnia di ballerini ha moltiplicato le emozioni e lo strazio di una principessa dilaniata tra amore e dovere. Altre due donne (Sara Blanch è la regina di Palmira, Zenobia, e Raffaella Lupinacci il suo amato principe Arsace), si prendono la scena e calorosissimi applausi, nella seconda opera, Aureliano in Palmira, con una regia elegante (un labirinto di tende, avvolte da una luce misteriosa, desertica) di Mario Martone e una vibrante direzione di George Petru. Opera poco conosciuta, ma con un brano da cento milioni di visualizzazioni solo su YouTube: l’ouverture, dopo essere stata trapiantata nel Barbiere di Siviglia, è diventata uno dei motivi più celebri della storia.
LA MAGIA DELL'AUTOPRESTITO
Magie dell’autoimprestito, tecnica utilizzata a piene mani dal compositore anche con altre “hit” di Aureliano (la serenata del Conte d’Almaviva e “Se mi toccano” di Rosina, stessi motivi che accompagnano indifferentemente le peripezie del Barbiere o le battaglie dei guerrieri), e in Eduardo e Cristina che ha inaugurato il festival, opera realizzata con trapianti di musiche precedenti e qui a Pesaro interpretata magistralmente, da risultare un lavoro prezioso, che vanta una sua vita autonoma.
L'ORCHESTRA RAI
Dal 13 agosto, sempre alla Vitrifrigo Arena (il teatro Rossini nel cuore del centro storico è chiuso per restauri), sono ancora due donne, l’armena Varduhi Abrahamyan nei panni di Ottone e la russa Olga Peretyatko, nel ruolo del titolo Adelaide di Borgogna, tra gag e risate, a proporre la seconda nuova produzione, diretta da Francesco Lanzillotta (per lui è venuto giù il teatro) alla testa dell’Orchestra della Rai.
PESARO CAPITALE DELLA CULTURA ITALIANA
Successo in sala ai botteghini per una manifestazione già pronta a calare gli assi per il 2024, anno in cui Pesaro sarà Capitale Italiana della Cultura. Cinque opere per un totale di 30 spettacoli, con due nuove produzioni, due riprese di allestimenti di successo e un titolo identitario come il “Viaggio a Reims” in forma di concerto.
IL ROF 2024 E JUAN DIEGO FLOREZ
Il Rof 2024, dal 7 al 23 agosto, verrà aperto da una nuova produzione di Bianca e Falliero, diretta da Roberto Abbado, «vorremmo farla nel nuovo Palafestival» ha annunciato il sovrintendente Ernesto Palacio. Seguirà un’altra nuova produzione, Ermione, affidata alla bacchetta di Michele Mariotti. Due le riprese: L’equivoco stravagante e Il barbiere di Siviglia di Pier Luigi Pizzi. In chiusura, il 23 agosto, la celebrazione del 40/o anniversario della prima esecuzione in tempi moderni del “Viaggio a Reims”, che sarà presentato in forma di concerto con la direzione di Diego Matheuz e «il miglior cast possibile» a cui penserà il direttore artistico e tenore superstar Juan Diego Florez. Con Eduardo e Cristina, ultima opera del catalogo rossiniano recuperato dal Rof con la Fondazione Rossini, non si esaurisce la missione del festival: si sta lavorando a una edizione critica di una diversa versione di Matilde di Shabran.
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