A un anno dal David di Donatello con “La ragazza nella nebbia”, film che ha segnato il suo esordio dietro la macchina da presa, Donato Carrisi torna sul grande schermo...
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Circondata dai flash di fotografi e smartphone Rossella Brescia, impeccabile in tailleur nero, poi ecco Fausto Brizzi con la compagna Silvia Salis, Francesco Rutelli e Chiara Giordano, reduce dal successo ad “Amici Celebrities”, anche lei in nero. Non sono mancati all’appuntamento l’attore Giulio Pampiglione, l’imprenditore Bernabó Bocca e ancora Edoardo Leo e Fabio De Luigi, insieme nel nuovo film di Vincenzo Alfieri, “Gli uomini d’oro”, che uscirà a novembre.
Applausi in sala alla fine della proiezione per un film che scava nella mente umana attraverso linguaggi subliminali e trappole per l’inconscio. L’investigatore privato Bruno Genko (Servillo) sta per morire e decide di indagare su un vecchio caso che non ha mai portato a termine, la scomparsa di una ragazzina, riapparsa dopo quindici anni. Impossibile per lo spettatore non lasciarsi coinvolgere da questo gioco della mente in cui Carrisi, con una carriera costellata di successi letterari, si conferma un maestro: «Il mio scopo è sempre stato scrivere romanzi che sembrano dei film e di fare dei film che assomigliano a un romanzo - spiega - Con i miei libri cerco di evocare immagini nella mente del lettore, così i miei film non devono esaurirsi in ciò che è visibile sullo schermo». Fondamentale la scelta dei protagonisti: «Per realizzare questa messinscena avevo bisogno di Toni Servillo e Dustin Hoffman». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero