Dall’8 al 20 gennaio al Teatro Argentina di Roma va in scena il leggendario seduttore, “Don Giovanni” di Molière, simbolo non soltanto dei trionfi e...
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Il 1665 è l’anno di una nuova offensiva del drammaturgo francese contro la morale dei benpensanti, cui seguirà una nuova, violenta risposta da parte del “partito dei devoti”. L’occasione si presenta con la sua opera teatrale, “Don Giovanni”, che riprende il tema della religione già affrontato nel Tartufo. Molière seziona il tema della religione e della sua funzione nella morale e nella società. Il suo libertinaggio non è che una declinazione estrema della ricerca di libertà. Anche se questa ricerca sfocia nell’ateismo e nella blasfemia. La difesa dei principi della religione e delle verità della fede viene assunta da Sganarello, interpretato da Sergio Romano, servitore ridicolo, che svilisce gli argomenti che tocca, inducendo a una caricaturale confusione tra religione e superstizione. Neanche la figura del Convitato di pietra, né il finale morale imposto dalla tradizione, riescono a riequilibrare la propensione degli spettatori verso l’immagine del libertino, immorale ed empio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero