Domingo a Caracalla, viaggio nella sua terra a suon di zarzuela

Noche española, con Placido Domingo e la compagnia di Antonio Gades
Non importa se il marinaio che partì forte ora torna vecchio. Quello che importa è che non partirà mai più... Placido Domingo mercoledì 7 agosto...

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Non importa se il marinaio che partì forte ora torna vecchio. Quello che importa è che non partirà mai più... Placido Domingo mercoledì 7 agosto ha incantato Caracalla con i suoni, i colori, le passioni della sua terra natìa. E quando ha intonato Mi Aldea (Il mio villaggio) da Los gavilanes di Guerrero, una delle zarzuelas più toccanti, la platea si è sciolta in un lunghissimo applauso. 


Si chiama Noche española, lo spettacolo che il leggendario cantante lirico ha portato  a Roma, alle Terme, nel magico scenario che nel 1990 ospitò la Notte dei Tre Tenori (Domingo, Pavarotti e Carreras). Un nuovo evento a distanza di quasi trent’anni che ha richiamato 4.500 spettatori, tra cui la sindaca Virginia Raggi, gli ambasciatori di Spagna (Alfonso Dastis), di Argentina (Arnaldo Tomas Ferrari) e di Francia (Christian Masset), il cantautore e produttore discografico Toni Renis.

Applausi all’inizio, alla fine, tra i brani ballati dalla compagnia di Antonio Gades (uno dei più grandi interpreti di flamenco) e quelli cantati (tutti i titoli dal repertorio tradizionale spagnolo) e a ogni entrata e uscita di Domingo. Che ha voluto condividere con il pubblico romano l’amore per «la prima musica che sentito nella sua vita, perché mia mamma la cantava quando ero nella sua pancia».

 Subito dopo il trionfo a Verona con il gala per i 50 anni dal debutto in Arena, il tenore, baritono e direttore d’orchestra spagnolo, ha scelto di tornare alle origini, alla zarzuela («dove, a differenza dell’opera lirica, anche i drammi finiscono bene»), al flamenco, alle avventure e leggende andaluse, castigliane, catalane perché ogni terra ha i suoi amori, i suoi personaggi, le sue eroine da ricordare.

Ad accompagnarlo in questo viaggio sentimentale (in tour dal 2017, ma costantemente perfezionato), il direttore Jordi Bernàcer, alla guida dell’Orchestra del teatro dell’Opera di Roma, il soprano Ana Marìa Martinez e il tenore Arturo Chacòn-Cruz. Un cast latino e caliente che ha regalato una serata raffinata e popolare.


In scaletta, ben tre arie dalla Luisa Fernanda di Moreno-Torroba, cavallo di battaglia dei suoi genitori, cantanti di zarzuela, che negli anni Domingo ha interpretato sia nel ruolo di tenore sia in quello di baritono. Di Moreno-Torroba, amico di famiglia, ha cantato anche Amor, vida de mi vida, pianto disperato di un uomo innamorato che ha commosso anche le antiche mura. E poi Quiero desterrar (di Soutullo y Vert) e gran finale con Hace tempo que vengo al taller. Tre bis. A 78 anni, voce e fascino senza età. 
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Il Messaggero