Denzel Washington vendicatore: «E' il mio omaggio a Sergio Leone»

Denzel Washington vendicatore: «E' il mio omaggio a Sergio Leone»
​Contro la mafia russa armato di cavatappi, sparachiodi, martelli, attrezzi da bricolage. E vince lui. Denzel Washington, giustiziere solitario e generoso, è il...

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​Contro la mafia russa armato di cavatappi, sparachiodi, martelli, attrezzi da bricolage. E vince lui. Denzel Washington, giustiziere solitario e generoso, è il protagonista di “The Equalizer - il vendicatore”, il film diretto da Antoine Fuqua (Training Day, Attacco al potere) e mette ko un potentissimo gruppo di criminali russi dopo il pestaggio di una giovane prostituta (Cloe Moretz).




Agguati, trappole, corpo a corpo furiosi, colpi di scena, uno spettacolare combattimento in un grande magazzino, sangue a ettolitri: il film sarà nelle sale il 9 ottobre con Warner. «E’ il mio omaggio al cinema di Sergio Leone con i suoi personaggi cattivissimi, i primi piani e un eroe che si prende il tempo di pianificare le sue azioni», spiega Fuqua, a Roma in compagnia del grande Denzel. Sessant’anni il mese prossimo, la stessa moglie da trenta e quattro figli, sempre bellissimo ed elegante con una semplice t-shirt nera, l’attore due volte premio Oscar racconta la sua esperienza su set di “The Equalizer” e annuncia la nuova sfida: il remake dei Magnifici sette, diretto ancora da Fuqua. «Il mio Vendicatore è un uomo che cerca di riscattarsi da un passato di cui non è orgoglioso. Vive una vita tranquilla, solitaria e metodica ma il suo senso di giustizia si risveglia quando una giovane prostituta indifesa si trova in pericolo», dice il grande Denzel. «Tutti noi, dopo aver subito un torto, avremmo voglia di pareggiare i conti, ma spesso basterebbe tendere la mano anziché vendicarsi».



Dopo il successo di “Flight”, il film in cui interpretava il drammatico ruolo di un pilota alcolizzato, Washington aveva voglia «di cambiare e di divertirmi un po’». Si sente un sex symbol? «Sono gli altri a vedermi così, io non so nemmeno cosa significhi. Mi sento un essere umano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero