E' quasi naturale. Il Principe dei cantautori nel giornale della sua città per raccontare il disco che mette insieme le sue canzoni, così come sono oggi. ...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nel senso che Francesco ha voluto fissare, in qualche modo, le differenze che ci sono fra le versioni originali e come i suoi pezzi con il tempo siano stati modificati da spostamenti progressivi, come ben sa il suo pubblico.
«Questo progetto ce l'ho in testa da almeno tre anni e ci ho pensato molto. Avevo paura, so che c'è un pubblico che ama molto le versioni classiche dei miei pezzi. Il timore però non ha frenato la voglia di raccontare, con la cura e la disciplina di una sala di registrazione, il cambiamento avvenuto sera dopo sera nei concerti. Un cambiamento che mi riguarda anche personalmente: sono un figlio del 68, ma oggi sto su un palco non in ragione del 68».
Ed ecco allora Vivavoce, antologia in ventotto titoli, curati e limati dalla possibilità di lavorare in studio senza limiti di tempo (la gestazione dell'album è durata un anno, praticamente) dove figurano molti dei suoi pezzi più famosi da Buonanotte Fiorellino a La donna cannone, a Titanic, a La storia, risuonate, aggiornate a volte arricchite da preziose collaborazioni. Come Alice in cui De Gregori è affiancato da Luciano Ligabue: «Alice – ci ha raccontato - ha corso il rischio di non esserci perché l'originale era così straordinariamente felice da rendere impossibile rifarla».
Poi è arrivato Ligabue: «Ci conosciamo, spesso ci siamo incontrai ai concerti e c'è sempre stata simpatia e stima reciproca. Quando l'ho chiamato è stato tutto facile. Ci abbiamo messo un'ora a farla. Praticamente in presa diretta». Ma ci sono altri ospiti: uno è Nicola Piovani che ha curato gli archi nella nuova versione di La donna cannone e c'è l'amico e sodale Ambrogio Sparagna. E poi ci sono gli angeli custodi, Bob Dylan e Leonard Cohen. Di Cohen De Gregori ha tradotto The future, di Bob Dylan ha preso a prestito Rainy day woman #12 & 35 che usa spesso nei concerti dal vivo trasformata in Fiorellino #12 & 35. Quanto al titolo ci ha spiegato che Vivavoce nasce, proprio come fa pensare, dal telefonino ed è un invito a non chiudersi e isolarsi usando le cuffie.
Ora De Gregori è già in tour: è partito dall'Europa dove ha in calendario un po' di date e poi toccherà all'Italia (Roma è prenotata per marzo). Naturalmente, secondo le sue abitudini, le canzoni sono già in qualche modo ritoccate anche rispetto alle versioni fissate da Vivavoce. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero